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Libri: un Controdizionario per ospitare “dispersi” della parola

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Duecento alunni di nazioni, luoghi e prospettive lontane, duecento nuove parole che parlano di origini, desideri e di tentativi di un dialogo comune hanno messo su un’opera innovativa che prende nome di “Controdizionario della lingua italiana”, pubblicato da “Baldini+Castoldi”. Partendo da queste necessità gli studenti dell’Istituto scolastico “Marisa Bellisario” di Inzago, in provincia di Milano, hanno provato a costruire un vocabolario comune e inclusivo: una cartina dei Nord e dei Sud del mondo e della nazione. Il volume è stato curato dal professore Graziano Gala, docente dell’Istituto. Al progetto, nel corso del quale è stato realizzato il volume che vede “autori” gli stessi studenti, ha collaborato anche la professoressa Stefania Iannizzotto, docente del “Bellisario”. Il libro sarà presentato, questo pomeriggio nella Biblioteca Sormani di Milano all’interno del Book City Milano.
“Se una parola non ha a che fare col cuore, lo stomaco o i polsi non sarà mai significativa per chi la pronuncia – ha spiegato all’AGI il curatore del volume, il prof. Gala -. Le studentesse e gli studenti si trovano al centro del percorso in una dimensione, per così dire, gaddiana e rodariana: si chiede loro di raccontare quelle parole prima utilizzate come lessico in codice o ritenute troppo inadeguate per entrare tra le mura della classe. Arrivano le cafunette, carezze che si fanno alla nuca delle persone amate, il fastego con la sua voglia di cambiare in corso d’opera una frase letta su un libro e le ghirole, parole che tolgono il fiato a chi le ascolta. Arriva un nuovo mondo di termini che traggono origine da lingue altre, dialettali e del mondo, e da tutto quel bisogno di raccontare ciò che si vorrebbe dire sprovvisti del vocabolo adeguato. I ragazzi di provincia, da scarto e ruota sgonfia, diventano per una volta il centro di un villaggio nell’idea di un parlare che possa accogliere tutti e far sentire nessuno straniero”.
“Dopo tanti anni dietro i canali social dell’Accademia della Crusca, e dopo il caso “petaloso”, per me è stato un colpo al cuore, o anche un amore a prima vista. Questa volta però non si trattava soltanto di “inventare” parole nuove – ha aggiunto la professoressa Iannizzotto – ma di dare vita alle emozioni, ai pensieri ai sogni e alle paure di ragazzi e ragazze con cui ho trascorso tante mattine di lezioni, di scambi, di dialogo attraverso cui ho imparato a conoscerli. Con le loro parole mi hanno permesso di entrare nel loro mondo: abbiamo cercato insieme le nostre parole, le abbiamo montate, smontate e rimontate per farle diventare lo specchio di ciò che siamo”. Il progetto è stato fortemente voluto e sostenuto dal dirigente scolastico Gustavo Matassa. (AGI)