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27 GENNAIO – 1302 – La città di Firenze condanna Dante.

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Il 27 gennaio 1302 ci fu la prima sentenza ai danni di Dante, con condanna in contumacia all’esilio dalla città di Firenze. Gli spostamenti del poeta durante gli anni dell’esilio non sono noti con certezza. Dopo aver soggiornato in diverse città, tra cui Forlì, Verona e Treviso, nel 1315 gli venne concessa un’amnistia, a patto che pagasse una multa simbolica e riconoscesse le sue colpe.
Dante rifiutò con sdegno l’offerta, rivendicando la sua innocenza e la conseguente decisione di non tornare più a Firenze. «Non è questa, padre mio, la via del mio ritorno in patria – scrisse il poeta nella celebre Espitola XII – ma se prima da voi e poi da altri non se ne trovi un’altra che non deroghi all’onore e alla dignità di Dante, l’accetterò a passi non lenti e se per nessuna siffatta s’entra a Firenze, a Firenze non entrerò mai».
Tra il 1318 e il 1320 si trasferì a Ravenna presso Guido Novello da Polenta, dove fu accolto con benevolenza e ammirazione. Morì tra il 13 e il 14 settembre 1321, mentre faceva ritorno da un’ambasceria a Venezia, e fu sepolto a Ravenna.