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Ue: avanti infrazioni a Italia su tutela legale e multinazionali

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La Commissione europea ha inviato due pareri motivati all’Italia (seconda fase della procedura d’infrazione) per il mancato recepimento completo del Regolamento pubblico direttiva sull’informativa paese per paese (INFR(2023)0150) per la tassazione delle multinazionali e per non aver recepito correttamente nella legislazione nazionale la direttiva sul diritto di accesso a un difensore e di comunicazione in caso di arresto (INFR(2023)2006).
Nel dettaglio, la direttiva sulla tassazione prevede norme sulla divulgazione al pubblico delle informazioni relative all’imposta sul reddito da parte di determinate imprese multinazionali con un fatturato superiore a 750 milioni di euro, comprese le multinazionali extra-Ue che operano nell’Ue. Qualora si dovessero verificare ritardi nell’attuazione di questa politica, ciò comprometterebbe l’obiettivo di rafforzare la responsabilità delle imprese sulle imposte sul reddito che pagano in ciascuno Stato membro, mettendo così a repentaglio l’obiettivo di mantenere la fiducia dei cittadini nell’equità dei sistemi fiscali nazionali. La Commissione ha quindi deciso di inviare un parere motivato a Belgio, Italia, Cipro, Slovenia, Austria e Finlandia, che hanno ora due mesi per rispondere e adottare le misure necessarie. In caso contrario, la Commissione potrà decidere di deferire i casi alla Corte di giustizia dell’Unione europea. La direttiva sulla tutela legale invece è una delle sei direttive che costituiscono il quadro giuridico dell’Ue sulle norme minime comuni per processi equi, garantendo che i diritti degli indagati e imputati siano sufficientemente tutelati rafforza la fiducia degli Stati membri nei reciproci sistemi di giustizia penale e facilita così il riconoscimento reciproco delle decisioni in materia penale. La Commissione ritiene che alcune misure nazionali di recepimento notificate dai due Stati membri (Italia e Polonia) non siano conformi ai requisiti della direttiva. Ad esempio, in entrambi gli Stati membri, le potenziali possibilità di deroga al diritto di accesso a un difensore vanno oltre i limiti richiesti dalla direttiva e l’obbligo di informare il titolare della responsabilità genitoriale o altro adulto idoneo della privazione della libertà di un bambino non è stato trasposto correttamente. La Commissione sta pertanto inviando una lettera di costituzione in mora alla Polonia, che dispone ora di due mesi per rispondere e rimediare alle carenze sollevate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione può decidere di emettere un parere motivato. La Commissione ha inoltre deciso di inviare un parere motivato all’Italia, che ora ha due mesi per rispondere e adottare le misure necessarie. In caso contrario, la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’Unione europea.