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Storia del cinema che chiude dopo 92 anni e della lotta per salvarlo

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AGI In 92 anni si è vestito in tutti i modi: a luci rosse, in abito elegante d’essai, casual per i  film popolari. Sempre ammirato, da un pubblico fedele che adesso vede il buio in sala.

Il cinema ‘Roma’ di Seregno, cittadina di 44mila abitanti in Brianza, chiude perché il palazzo adibito a monosala dal 1929 potrebbe avere cedimenti pericolosi per l’età e per gli spettatori. Ma dietro i motivi di ‘sicurezza’  la storia del ‘Roma’ ricalca quella silenziosa di tanti cinema pieni di fascino e storia lasciati spegnere senza amore.

Tra i primi in Italia a proporre rassegne in lingua originale

“Quando siamo arrivati nel 1984 – racconta all’AGI Giuliano Toffano, presidente della cooperativa Controluce che lo gestisce da quando aveva poco più di 20 anni assieme alla moglie – abbiamo trovato il proiettore che chi c’era molto prima di noi utilizzava per trasmettere i quiz in sala. Questo è stato molto più di un cinema, per Seregno e per tutto il territorio. Uno dei primi in Italia a proporre rassegne in lingua originale e spettacoli a mezzanotte, un luogo di aggregazione e dibattito”.

Da dieci anni il cinema ‘Roma’ combatte per resistere scontrandosi anche coi vuoti di leggi che dovrebbero aiutarlo. “La legge Franceschini ha istituito nel 2015 la possibilità che l’Accademia delle Belle Arti dichiari alcuni cinema ‘sale storiche’ con tutta una serie di benefici. Ma mancano ancora i decreti attuativi su alcuni articoli. Per esempio se la richiesta viene da chi non è proprietario, come nel nostro caso, non è chiaro cosa succeda e l’Accademia non se l’è sentita di rispondere alla nostra pratica per timore di ricorsi”.

Dieci anni di battaglie in tribunale

Negli ultimi dieci anni la cooperativa è stata  in causa più volte con la proprietà: “I problemi sono cominciati col passaggio dalla pellicola al digitale nel 2014 per l’acquisto del proiettore che costava parecchio. Abbiamo chiesto aiuto alla proprietà che non ce l’ha dato. Da allora una lotta continua finché a un certo punto i proprietari ci hanno comunicato che volevano ristrutturare l’immobile per  progetti loro che però sono stati stato bocciati dal Comune perché la parte ‘residenziale’ prevaleva su quella culturale. L’ultimo passaggio è che ci hanno chiesto di ridargli la sala in cambio di una buonuscita. Siamo riusciti a strappare una scrittura privata per restare dentro finché la ristrutturazione non si fosse conclusa. Nel frattempo però il palazzo, che abbiamo rimesso a nuovo l’ultima volta nel 1987 a nostre spese, non è più sicuro e non possiamo fare niente perché la proprietà non ci consente investimenti”.

La possibilità di un finale diverso

E’ l’epilogo per il ‘Roma’? Toffano mantiene una speranza: “E’ chiaro che la proprietà ci vuole guadagnare il più possibile e ci sta. Una sala cinematografica, per quanto di successo come la nostra, non lo può garantire. E allora sarebbe bello che intervenisse il Comune per studiare una soluzione che contempli sia l’interesse a mantenere un riferimento culturale così importante che quello al profitto valutando con degli esperti in edilizia se ci sono spiragli nelle leggi. Siamo riusciti a sopravvivere all’avvento delle tv commerciali, a videocassette e dvd, ai multiplex dei centri commerciali e alla pirateria di internet. Siamo convinti che potremmo resistere anche alle piattaforme di streaming e alle conseguenze della pandemia. Ma abbiamo bisogno di un aiuto”.
“Speriamo in un miracolo” scrive su Facebook un cinefilo, tra i tanti che stanno manifestando la solidarietà sui canali social al vecchio ‘Roma’, malconcio ma ancora pieno di luce nella memoria viva di generazioni per cento anni.
Source: agi


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