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Scienza: studio, preoccupanti dati inquinamento aria in Africa

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Roma, 8 nov. – Un nuovo studio congiunto che ha coinvolto l’Università di Birmingham, l’Università di Cambridge, l’Imperial College di Londra, l’Università del Kenya sudorientale e il Centro africano per l’aria pulita, pubblicato su Nature Geoscience, ha portato alla luce preoccupanti dati sullo stato dell’inquinamento atmosferico in Africa, che evidenziano la necessità di un tempestivo intervento internazionale per fronteggiarlo. Negli ultimi cinquanta anni le nazioni africane hanno subito un rapido deterioramento della qualità dell’aria, rendendo le loro città tra le più inquinate al mondo. I livelli di concentrazione di particolato sono ora da cinque a dieci livelli superiori a quelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e si prevede che la situazione peggiorerà con l’aumento della popolazione e l’accelerazione dell’industrializzazione. Tuttavia, è stato fatto troppo poco per cercare di combattere la pericolosa qualità dell’aria, con appena lo 0,01% dei finanziamenti globali per l’inquinamento atmosferico attualmente investiti in Africa. La ricerca sostiene che per affrontare questo problema sono necessari sforzi collettivi da parte dei Paesi africani, soluzioni personalizzate a livello regionale e una collaborazione globale. “La combustione di combustibili da biomassa per cucinare, riscaldare e illuminare, lo sfruttamento del petrolio grezzo e l’industria estrattiva del carbone, nonché i vecchi veicoli che arrivano dall’Europa sono tutte cause della scarsa qualità dell’aria nei Paesi africani”, ha detto Francis Pope, professore di Scienze dell’atmosfera presso l’Università di Birmingham e uno dei co-autori. “Quest’aria pericolosa può causare problemi di salute complessi e talvolta mortali per chi la respira”, ha continuato Pope. “Se questo non fosse un motivo sufficiente per affrontare la questione, l’inquinamento atmosferico in Africa non è un problema solo per le persone che vivono nel continente, ma per il mondo intero, limitando la capacità di raggiungere gli obiettivi climatici globali e di combattere l’emergenza climatica”, ha aggiunto Pope. Nel corso degli anni sono stati compiuti numerosi sforzi per affrontare l’inquinamento atmosferico, come la firma della Dichiarazione C40 sull’aria pulita da parte di dieci grandi città africane. Anche le iniziative per monitorare i livelli di inquinamento atmosferico e raccogliere i dati necessari hanno iniziato a prendere piede ma, c’è ancora molto da fare. I ricercatori ritengono che gli sforzi regionali e internazionali debbano essere coordinati in modo univoco per ottenere un cambiamento reale e sfruttare le conoscenze esistenti sul controllo e la riduzione dell’inquinamento atmosferico.

Gli scienziati, per combattere il problema dell’inquinamento atmosferico in Africa, hanno individuato cinque fronti su cui la comunità internazionale dovrebbe lavorare e dirigere il proprio impegno: il monitoraggio continuo dell’aria attraverso una rete di sensori per costruire un quadro dettagliato delle variazioni dell’inquinamento atmosferico e valutarne i progressi; lo stanziamento di investimenti in energie pulite come il solare, l’idroelettrico e l’eolico per soddisfare la domanda energetica dell’Africa, che si prevede raddoppierà entro il 2040; il miglioramento della gestione dei rifiuti solidi per prevenire lo scarico e l’incenerimento dei rifiuti e migliorare i tassi di riutilizzo, riciclaggio e recupero; destinare investimenti in tecnologie che tutelano l’ambiente per garantire che i Paesi africani possano crescere economicamente; il miglioramento delle infrastrutture per ridurre le emissioni del settore dei trasporti, potenziando il trasporto pubblico e adottando standard di emissione più elevati per i carburanti e i veicoli importati. “L’inquinamento atmosferico è complesso e sfaccettato, con diverse fonti e modelli all’interno della società; per affrontarlo sono necessari approcci più ambiziosi, collaborativi e partecipativi, incentrati sul coinvolgimento delle parti interessate a livello politico, accademico, imprenditoriale e comunitario per co-progettare e co-produrre interventi specifici per il contesto africano”, ha dichiarato Gabriel Okello, dell’Institute for Sustainability Leadership dell’Università di Cambridge e dell’African Centre for Clean Air e coautore dello studio. “Ciò dovrebbe essere catalizzato da maggiori investimenti in interventi che affrontano l’inquinamento atmosferico”, ha proseguito Okello. “L’Africa ha l’opportunità di sfruttare la crescente volontà politica e di attingere alla popolazione giovane per accelerare l’azione verso i cinque suggerimenti generali del nostro documento”, ha precisato Okello. “L’onere dell’inquinamento atmosferico grava ingiustamente sulle popolazioni più povere, sulle donne e sui bambini, che molto probabilmente devono affrontare un’esposizione più elevata agli inquinanti e subire maggiori impatti”, ha spiegato Andriannah Mbandi, dell’Università del Kenya sudorientale e coautrice dell’articolo. “Pertanto, le azioni per la pulizia dell’aria contribuiranno in qualche modo a correggere alcune di queste disuguaglianze in Africa, oltre ai benefici per la salute e l’ambiente”, ha affermato Mbandi. “Non esiste una soluzione unica per i problemi di qualità dell’aria in Africa, e ogni regione e popolazione avrà le proprie sfide specifiche da superare; tuttavia, adottando un atteggiamento proattivo e attuando queste cinque azioni, si otterrà una riduzione dei livelli di inquinamento atmosferico, il che significa persone più sane e un pianeta più sano”, ha concluso Pope.