Occasione di un fruttuoso momento di raccordo tra pensiero euristico e pratica didattica, le giornate “Conversare tra le carte in un mondo digitale: percorsi possibili tra scuola, archivi, biblioteche e musei”, hanno consentito di parlare di:
- costruzione identitaria,
- educazione alla cittadinanza,
- promozione di apprendimento attivo,
- dialogo inclusivo e interculturale[3].
Si è giunti così a rafforzare la percezione di patrimonio culturale quale risorsa strategica, che deve essere, pertanto, compresa sistematicamente nei processi di costruzione della conoscenza.
Si tratta di un obiettivo complesso che prevede necessariamente l’andare verso una governance integrata, una interoperatività dei sistemi, una interdisciplinarietà e continui scambi tra territorio, scuola e sistemi museali, archivistici, bibliotecari, patrimonio immateriale e paesaggi culturali.
Indice degli argomenti
La Convenzione di Faro e il diritto al patrimonio culturale
La Convenzione di Faro (2005), recentemente ratificata dal nostro Parlamento, afferma il “diritto al patrimonio culturale” da parte dei cittadini e invita i paesi sottoscrittori a “promuovere azioni per migliorare l’accesso al patrimonio culturale, inteso non come insieme di oggetti, ma come complesso di risorse ereditate dal passato, riflesso ed espressione dei valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione”’. Dunque, essa ribadisce il patrimonio culturale come fattore cruciale per la crescita sostenibile, lo sviluppo umano e la qualità della vita.
Prendendo le mosse dallo snodo essenziale che sul tema è rappresentato dalla Convenzione di Faro, come Indire abbiamo stimolato questo confronto, certo già vitale, ma talvolta caratterizzato da eccessiva frammentarietà, che deve vedere il suo necessario snodo nella sinergia di sistema scolastico, università, istituzioni culturali, associazioni, singoli individui, al fine di approfondire principalmente due punti (al centro, anche, di un lungo percorso di ricerca interno al nostro istituto):
- andare verso un ruolo di natura più sistemica del patrimonio culturale nei processi educativi;
- riflettere sulle potenzialità che anche in tale ambito gioca ormai il ‘buon uso’ del digitale nei processi di apprendimento, nel suo ruolo di facies culturale dell’epoca contemporanea, anche grazie alla capacità di divulgazione dei contenuti culturali (anche i più remoti) e delle sue forze di coinvolgimento dei giovani (e dei meno giovani).
Il ruolo del digitale
Relativamente al digitale, nel corso del convegno i vari attori hanno cercato di definire alcuni punti chiave, quali:
- è proprio questo a costituire lo snodo che favorisce, oggi, ulteriori possibilità di fruizione del patrimonio culturale in modo sempre meno episodico?
- Il digitale favorisce modalità di uso di questo stesso patrimonio in modo crescentemente attivo/ partecipato, diciamo laboratoriale?
- Infine, il bene culturale può essere uno dei (non il solo, certo) punti di partenza sulla cui base costruire percorsi laboratoriali trasversali alle discipline?
Sistematizzare il suo uso significa anche rafforzare approcci metodologici che favoriscano lo sviluppo del senso di partecipazione e consapevolezza a quella che rappresenta una competenza di cittadinanza, in un paese, soprattutto, come è l’Italia in cui l’eredità culturale di quella stessa cittadinanza è particolarmente connotativa per forza di cose?
In questo quadro si sono confrontate le posizioni di specialisti del tema (provenienti dall’ambito archivistico, bibliotecario, museale, della ricerca accademica e di quella didattica) con l’obiettivo di tradurre in pratica didattica (quanto più possibile laboratoriale) saperi disciplinari diversi legati al patrimonio culturale per dare ai docenti e anche alla stessa comunità scientifica spunti di riflessione che auspichiamo siano densi di potenziali sviluppi succedanei o aiutino a rafforzare esperienze già in atto.
Gli obiettivi della didattica attiva
Del resto, questa riflessione vuole articolarsi nel quadro dell’idea, più ampia, che anima il nostro ente nel suo complesso, ovvero quella di una didattica attiva, che rompa con gli schemi tradizionali di insegnamento-apprendimento.
fonte: Agenda digitale