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Estate mitologica. ORFEO ED EURIDICE di Gianni De Iuliis

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(Parte prima)

Orfeo, figlio della musa Calliope e di Apollo, è il poeta per eccellenza, la personificazione del canto.

Con la sua lira e le sue parole riesce a sedurre uomini, animali di ogni specie e perfino alberi, pietre e mare. Sin dall’antichità ogni artista si è identificato con lui, ha voluto vestire i suoi panni e ha cercato di ravvivare il mito con una sua personale interpretazione.

Orfeo compare già nell’equipaggio degli Argonauti, i naviganti che con Giasone si recano alla ricerca del vello d’oro. In una prima fase del mito Orfeo è il cantore, il poeta tra i poeti, e con la lira è rappresentato, per esempio, nei vasi attici fino al V secolo a.C.

Poi Orfeo s’innamora, ricambiato, della ninfa Euridice, e la sposa.

Come racconta Virgilio nelle Georgiche, di Euridice s’invaghisce anche il pastore Aristeo, che l’insegue per farla sua e, mentre scappa, Euridice è morsa fatalmente da un serpente. Nelle Metamorfosi Ovidio sceglie di eliminare dalla scena Aristeo: Euridice è spensierata, in compagnia di una schiera di ninfe, quando viene morsa al tallone dal rettile.

 

(Nella foto: Carl Goos, Orpheus and Eurydice, 1826, Galleria Nazionale di Copenhagen)