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” Arbitraggio Fiscale” tra Italia e Germania: Confedercontribuenti parla di condono deplorevole

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Il colosso tedesco Bosch era stato fatto oggetto di accertamenti fiscali da parte dell’Agenzia delle Entrate, precisamente, sotto la lente, era finito un ufficio torinese dove si testano i prototipi dei prodotti poi commercializzati ovunque, ritenendolo evasore in Italia dal 1997 a oggi per circa 1 miliardo e mezzo di euro. Un lungo lasso di tempo, tenuto lontano dalla stampa, dove Bosch contestava la lettura dell’Agenzia delle Entrate, inquadrando l’ufficio di Torino come una società di consulenza, e ribadendo non si trattasse di frode fiscale, ma, di una questione di interpretazione, visto che le imposte sono state pagate in Germania. La Procura di Milano, il dipartimento guidato da Francesco Greco aveva aperto un fascicolo sui possibili riverberi penali della vicenda, studiati dal pm Carlo Nocerino, ritenuti inesistenti per la difesa degli avvocati Domenico Aiello, Giuseppe Bana e Fabio Cagnola. Fino a decidere per un ”condono” fiscale, infatti, « l’Agenzia delle Entrate si accontenta di 300 milioni di euro e rinuncia ad altri 1.100 milioni dalla tedesca Bosch». Finocchiaro, presidente di Confedercontribuenti, chiede una ulteriore verifica da parte degli organi inquirenti, « le condizioni per uno “sconto” tanto grande per la multinazionale tedesca sono inesistenti, del tutto inventate. Mentre le multinazionali ottengono grandi sconti, noi italiani subiamo verifiche fiscali e condanne tributarie indegne. È tempo si prenda in considerazione una legge specifica a normalizzare, fiscalmente, queste multinazionali che operano in Italia ma che non sono soggette al nostro fisco. Un danno enorme all’Erario. »


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