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Ai tedeschi piace il grana padano

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Ai tedeschi piace il Grana Padano, senza alcun dubbio: non solo, infatti, la Germania è il primo Paese importatore del prodotto dop più diffuso al mondo con 360mila forme, ma nel 2013 ha anche visto aumentare i propri acquisti del 9,47%. È uno dei dati principali emersi ieri mattina a Desenzano durante l’assemblea annuale del Consorzio di tutela, dove sono stati confermati i dati riguardanti la forte crescita delle esportazioni: lo scorso anno ha visto un aumento del 6,5%, con 1.519.464 forme vendute al mondo. La Germania è seguita dagli Stati Uniti, con un +4,5% e 150.000 forme, performance importanti anche per Austria (+11% con oltre 50.000 forme) e Spagna (+10% con 45.500 forme). Su questo fronte, il presidente Cesare Baldrighi ha evidenziato «l’importanza di prepararsi nel migliore dei modi a un evento come l’Expo, caratterizzato proprio dai temi dell’alimentazione e del cibo». Certo, le vendite potrebbero andare meglio, non solo in Italia, ma anche all’estero, se agropirateria e contraffazioni non imperversassero, nonostante i circa 10mila controlli effettuati dal Consorzio. «Non bisogna abbassare la guardia contro le scimmiottature e le contraffazioni italiane e internazionali che penalizzano in maniera pesante i consumatori, il made in Italy e le aziende produttrici» ha dichiarato il direttore generale Stefano Berni. Un danno economico che solo per il Grana Padano è stimato in un miliardo di euro, 700 milioni all’estero e 300 milioni in Italia. Berni ha anche fatto il punto sulla ripresa post sisma: «Il 2013 – ha spiegato – è stato un anno particolare, dove abbiamo smaltito i danni provocati dal sisma del 2012 che ancora oggi si fa sentire e che ci vede tutt’ora impegnati nella gestione delle forme danneggiate. Le istituzioni, il Parlamento, Ue e soprattutto la Regione Lombardia, si sono dimostrati da subito disponibili, erogando fondi complessivi per quasi 9 milioni di euro».grana

La geografia produttiva del Grana Padano (4.565.000 forme prodotte lo scorso anno)vede ai vertici la provincia di Mantova con 29 caseifici e il 29,09% del totale annuo. Subito dopo c’è Brescia con 28 caseifici e il 20,62% della produzione, quindi Cremona con 9 caseifici e il 16,29%.

All’assemblea hanno partecipato il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, e gli assessori regionali della Lombardia, Gianni Fava e Viviana Beccalossi. Fava, in particolare, con riferimento alle trattative in corso tra Stato e Regioni sui fondi Pac, ha avvertito che «non si può prescindere dal fatto che l’asse portante dell’agricoltura di questo paese passa da qui, che la zootecnia e il lattiero caseario sono elementi portanti del settore a livello nazionale. Se esce una proposta seria, che preveda la prevalenza della zootecnia tra gli aiuti accoppiati sono pronto a firmarla. Se non si fa questa scelta i i risultati di oggi, del Consorzio e delle imprese non potranno essere garantiti nel futuro».


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