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La morte di Boris Giuliano

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Giorgio Boris Giuliano nasce il 22 ottobre 1930 a Piazza Armerina, in provincia di Enna; il padre, sottoufficiale di Marina, era di stanza in Libia dove visse con la famiglia fino al successivo trasferimento a Messina nel 1941. Dopo la laurea in giurisprudenza conseguita nel 1956, supera nel 1962 il concorso di Commissario di P.S. Dal 1963 è assegnato alla Squadra Mobile di Palermo di cui diventerà dirigente nel 1976. Le spiccate doti investigative di Giuliano gli permettono di condurre una serie significativa di inchieste volte a disarticolare la criminalità organizzata di stampo mafioso. In particolare, Giuliano sperimenta un nuovo metodo investigativo basato sulle indagini bancarie allo scopo di tracciare i capitali illeciti ed i relativi traffici, che sarà poi molto valorizzato dal giudice Falcone con il quale, per l’apprezzata professionalità, instaurerà un sincero rapporto di stima. All’affinamento delle tecniche investigative di Giuliano e della sua squadra, contribuisce non poco la partecipazione a corsi specialistici presso la sede dell’FBI a Quantico, Virginia; peraltro, tale specializzazione diviene altresì l’occasione per instaurare un rapporto di proficua collaborazione con i colleghi statunitensi. Infatti, forse per primo, aveva capito l’importanza della cooperazione tra polizie di diverse Paesi. Tra le indagini condotte da Giuliano, si ricorda quella sulla scomparsa di Mauro De Mauro – giornalista de “L’Ora” che nel 1970 era in procinto di depositare materiale informativo raccolto per far luce sulla morte di Enrico Mattei – e l’inizio della c.d. “seconda guerra di mafia” a seguito dell’omicidio del boss Di Cristina. Tra le ultime operazioni guidate da Boris Giuliano nel giugno 1979, ha un ruolo cruciale lo smantellamento di una rete di narcotraffico internazionale sulla rotta Palermo-New York gestita dal clan dei corleonesi che portò al sequestro di 5 kg di eroina e valigette contenenti 500.000 dollari, mentre, parallelamente a New York, fu confiscata eroina spedita da Palermo pari al valore di 10 miliardi di lire. Furono inoltre scoperti svariati nascondigli, utilizzati dalla mafia, di armi, esplosivi, partite di droga e oggetti personali di Leoluca Bagarella, cognato di Salvatore Riina. Grazie a queste attività di contrasto furono arrestati numerosi affiliati ai clan, provocando tuttavia la vendetta dei corleonesi spaventati dall’efficacia e dalla dedizione della Squadra Mobile palermitana. Il 21 luglio 1979, fuori dal caffè Lux di Palermo, Boris Giuliano perdeva la vita per mano di Leoluca Bagarella che, alle spalle, esplodeva sette colpi di pistola, lasciando la moglie e il figlio Alessandro, divenuto Questore e attualmente direttore del Servizio Centrale Operativo (SCO). Proprio nelle parole del figlio possiamo ritrovare l’insegnamento più alto che ha lasciato Boris Giuliano: “Mio padre ha lasciato due messaggi. A me e a tutte le nuove generazioni che fanno questo mestiere. Bisogna scegliere di fare il proprio dovere fino in fondo. E si può essere poliziotti senza dimenticarsi di essere uomini”. Nel 1995, Leoluca Bagarella, Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia, Michele Greco, Bernardo Brusca e Nenè Geraci sono stati condannati dalla Corte di Assise di Palermo per l’omicidio. Nel 1980, Boris Giuliano è insignito della Medaglia d’oro al valore civile. Lo Stato ne ha onorato il sacrificio, con il riconoscimento concesso a favore dei familiari, costituitisi parte civile nel processo, dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso di cui alla legge n. 512/1999.

 

Fonte: interno.gov.it/