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1968 – 200.000 soldati del Patto di Varsavia e 5.000 carri armati, invadono la Cecoslovacchia per porre fine alla Primavera di Praga

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Con le truppe sovietiche che fanno il loro ingresso nella capitale della Cecoslovacchia si conclude un’esperienza che ha tenuto assieme comunismo, riformismo e liberalizzazione politica. È il 1968 quando i carri armati irrompono nella città e il mondo operaio condanna quell’intervento

Il 21 agosto del 1968 le truppe del Patto di Varsavia entrano in Cecoslovacchia per porre fine all’esperienza della Primavera di Praga, un periodo storico di liberalizzazione politica avvenuto durante il periodo in cui il Paese era sottoposta al controllo dell’Unione Sovietica, dopo gli eventi successivi alla seconda guerra mondiale e nell’ambito della guerra fredda. Iniziata il 5 gennaio 1968, quando lo slovacco Alexander Dubček divenne segretario del Partito comunista di Cecoslovacchia, la primavera terminerà nella notte tra il 20 e il 21 agosto dello stesso anno con l’invasione da parte dell’Unione Sovietica e degli alleati del Patto.

La stagione delle riforme terminerà bruscamente in quella notte di agosto, quando una forza stimata fra i 200.000 e i 600.000 soldati e fra 5.000 e 7.000 veicoli corazzati invade il paese. “Son come falchi quei carri appostati – canterà Guccini – Corron parole sui visi arrossati, Corre il dolore bruciando ogni strada E lancia grida ogni muro di Praga. Quando la piazza fermò la sua vita, Sudava sangue la folla ferita, Quando la fiamma col suo fumo nero Lasciò la terra e si alzò verso il cielo, Quando ciascuno ebbe tinta la mano, Quando quel fumo si sparse lontano”.

A seguito delle notizie sugli sviluppi drammatici della situazione, la segreteria della Cgil, riunitasi il 21 agosto, dopo una rapida consultazione all’interno dell’organizzazione e un esame dei fatti, si dichiara “nettamente contraria all’intervento delle forze armate del Patto di Varsavia nella Repubblica socialista cecoslovacca”. “L’inammissibile intervento militare – reciterà il comunicato della segreteria – oggettivamente diretto a sostegno della vecchia burocrazia, non può che frenare il processo di sviluppo delle forze rivolte alla ricerca di un genuino rafforzamento della società socialista nella democrazia e rischia di rafforzare invece all’interno di quel Paese le minoranze antisocialiste, e più in generale favorisce di fatto gli atteggiamenti provocatori delle forze imperialiste. In questo grave momento la Cgil è cosciente di seguire fedelmente la linea di solidarietà internazionale, di difesa della pace e dell’indipendenza dei popoli, a cui essa si è sempre ispirata”. La Cgil, conclude la presa di posizione, “esprime ai lavoratori e ai sindacati cecoslovacchi la solidarietà dei lavoratori italiani e auspica che la situazione possa trovare una soluzione nel pieno rispetto dell’autonomia del popolo cecoslovacco”.

Il 23 agosto il Consiglio centrale dei sindacati della Repubblica socialista cecoslovacca scrive alle centrali sindacali della Repubblica democratica tedesca, dell’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche, della Repubblica popolare polacca, della Repubblica popolare bulgara e della Repubblica popolare ungherese. “Cari amici – si legge nel messaggio -, ci rivolgiamo a voi in uno dei momenti più gravi delle nostre nazioni, nel momento in cui carri armati percorrono le vie delle nostre città ed i motori dei bombardieri rombano sopra le nostre teste. La gente si chiede: perché? Le nostre nazioni e il nostro governo non hanno desiderato altro che quello che voi stessi desiderate: una vita migliore per tutti nella pace e nel socialismo, che sono inscindibili dalla verità, dall’umanesimo e dalla vera giustizia. Noi vogliamo raggiungere questo socialismo percorrendo la strada che più si addice alle nostre condizioni senza alterare minimamente i legami di amicizia che ci legano ai vostri popoli”. È possibile dire, si chiede il Consiglio centrale dei sindacati, che in “questo modo noi minacciamo il socialismo o l’intero campo socialista? Non abbiamo forse il diritto – in quanto Stato sovrano – di affidare il nostro futuro alle cure di personalità responsabili quali i compagni Dubcek, Svoboda, Cernik, Smrkovsky e tanti altri? Con quale delitto abbiamo infranto gli amichevoli accordi recentemente convalidati con le nostre firme?”. “Cari amici – si conclude il messaggio -, ci rivolgiamo a voi come amici, perché crediamo che siete rimasti i nostri amici. Vi conosciamo attraverso il nostro lavoro sindacale comune. Vi preghiamo di esigere dai vostri governi il ritiro delle forze armate dal nostro Paese. Credeteci, siamo capaci di decidere noi stessi dei nostri affari, senza aiuto straniero, nell’interesse dei lavoratori e del socialismo. Abbiate fiducia in noi!”.

Il 28 agosto la segreteria della Federazione sindacale mondiale si riunisce a Praga per la prima volta dopo la grave situazione creatasi con l’ingresso in territorio cecoslovacco delle forze armate dei cinque Paesi socialisti del Trattato di Varsavia. Il vertice dalla Fsm, in linea con i contenuti della lettera comune del segretario generale e del presidente della stessa Federazione mondiale, consegnata il 24 agosto al segretario generale dei sindacati ungheresi Gaspar, “esprime la più completa solidarietà ai lavoratori e al popolo della Repubblica socialista cecoslovacca e rende omaggio alla loro calma e al loro sangue freddo. Nell’interesse dell’unità e dell’internazionalismo proletario, pone nello stesso tempo in guardia i lavoratori del mondo intero contro le speculazioni e le manovre presenti di coloro che in particolare si sono ben guardati e si guardano sempre dal condannare l’aggressione degli imperialisti americani contro la libertà e l’indipendenza del popolo vietnamita. Il rispetto della sovranità, dell’indipendenza nazionale di ogni Paese, la non ingerenza negli affari interni, la volontà di risolvere i problemi internazionali litigiosi attraverso negoziati e senza ricorsi alla forza e alla guerra sono regole che assumono tutto il loro significato se hanno pienamente un valore universale”.

Su queste basi, continua la risoluzione della Fsm, “può attuarsi la distensione internazionale, che favorisce grandemente lo sviluppo dei rapporti unitari tra i sindacati e tra i popoli, rapporti unitari che a loro volta portano a un rafforzamento della distensione internazionale. La segreteria della Fsm augura vivamente che siano superate le gravissime ripercussioni della situazione creata dall’intervento in Cecoslovacchia e a tal uopo si impegna ad agire concretamente perché i principi di solidarietà, di amicizia, di cooperazione si affermino ancora, perché si rafforzino sulla base della loro comunanza di interessi la lotta e il successo dei lavoratori di tutto il mondo. La segreteria della Fsm assicura i sindacati cecoslovacchi della propria volontà di non trascurare alcuno sforzo per aiutare i lavoratori e il popolo della Cecoslovacchia a ritrovare una vita normale e pacifica, e creare le migliori condizioni per continuare l’edificazione del socialismo in questo Paese, esclusa la presenza degli eserciti stranieri”.

 

Fonte: https://www.collettiva.it/