Il Tribunale dell’Unione europea si pronuncerà mercoledì sul ricorso del New York Times che aveva chiesto alla Commissione europea di avere accesso a tutti i messaggi di testo scambiati tra la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen e Albert Bourla, Ceo di Pfizer, tra il primo gennaio 2021 e l’11 maggio 2022, nel pieno della crisi di fornitura dei vaccini Covid-19. La Commissione aveva respinto la richiesta con la motivazione di non essere in possesso dei documenti richiesti. La giornalista del Nyt, Matina Stevis-Gridneff, e lo stesso quotidiano americano, hanno quindi chiesto al Tribunale Ue di annullare la decisione della Commissione, portando davanti ai giudici quello che giornalisticamente è diventato noto come il Pfizergate.
La richiesta, avanzata nella primavera del 2022 – spiegano fonti dalla Commissione europea – rientra tra le oltre 7.400 istanze di accesso ai documenti ricevute dalla Commissione nello stesso anno, 150 solo sui vaccini quasi tutte accolte tranne dodici. In particolare, la domanda chiedeva di ottenere copia degli sms tra von der Leyen e Bourla menzionati in un articolo pubblicato sul New York Times nell’aprile 2021. L’articolo suggeriva che questi messaggi avessero un ruolo nelle trattative tra le parti, contribuendo ad alimentare dubbi sulla trasparenza dell’esecutivo. Per Palazzo Berlaymont “non è stato possibile identificare alcun documento corrispondente alla richiesta”. In altre parole, i messaggi eventualmente scambiati non sono stati archiviati come “documenti ufficiali” in quanto privi di contenuto sostanziale e, quindi, non soggetti a registrazione. Per i funzionari della Commissione la decisione non costituisce un rifiuto di accesso, bensì una constatazione dell’assenza del documento richiesto. In base alle regole interne, solo le comunicazioni che contengono “informazioni importanti non effimere” o che implicano “azioni o seguito da parte della Commissione” devono essere registrate e archiviate. “Il segretariato generale della Commissione, in fase di esame della richiesta, ha chiesto espressamente al gabinetto della presidente di cercare i messaggi in questione. La risposta ufficiale è stata che non sono stati trovati sms con contenuto sostanziale”, ha raccontato un funzionario di Palazzo Berlaymont. Molti criticano che è paradossale che sia la stessa von der Leyen o il suo gabinetto a stabilire cosa possa essere ritenuto sostanziale – quindi da archiviare – oppure ‘effimero’, da cancellare. Secondo la Commissione, l’esistenza stessa degli sms non è stata mai negata, ma non è emersa alcuna prova che tali scambi contenessero elementi negoziali. “Se avessero avuto contenuto rilevante, sarebbero stati registrati”, hanno ribadito i rappresentanti dell’esecutivo. L’argomentazione si fonda anche su testimonianze esterne: Janine Small, dirigente Pfizer coinvolta nelle trattative, ha dichiarato già nel 2022 al Parlamento europeo che “i contratti non furono negoziati via sms”. Inoltre, i presunti elementi probatori portati dai ricorrenti – come l’articolo scritto dalla stessa giornalista – non sono stati ritenuti validi in sede giudiziaria (proprio perché firmato da Stevis-Gridneff).
La causa del Nyt si basa su due motivi principali: violazione del regolamento 1049/2001, secondo i ricorrenti, la Commissione ha negato che gli sms possano essere considerati documenti ufficiali; e motivazione insufficiente: la decisione impugnata sarebbe mal argomentata, perché escluderebbe l’esistenza degli sms nonostante i riferimenti emersi nel lavoro giornalistico. Ma Bruxelles ribatte: “Non è corretto sostenere che consideriamo gli sms non-documenti. Se contengono elementi sostanziali, sono documenti a tutti gli effetti. Non è il mezzo a determinare la rilevanza, ma il contenuto”. Ma finora – viene confermato – non vi è mai stato un accesso agli sms perché “non è generalmente un mezzo che viene usato per portare avanti l’attuazione delle politiche della Commissione”.
Secondo le regole interne, in particolare la decisione 2021/2121, un documento deve essere registrato se: contiene informazioni importanti non effimere, oppure implica azioni o seguiti da parte della Commissione. Tuttavia, se un messaggio – come un sms – non soddisfa questi criteri, può essere eliminato dopo un certo periodo, variabile a seconda della piattaforma usata. I sistemi email della Commissione cancellano automaticamente i messaggi non registrati dopo sei mesi. Per gli sms, non esiste una tempistica fissa, ma è raccomandato l’uso di funzioni di cancellazione automatica.
Sul caso i quindici giudici si pronunceranno mercoledì alle 9.30. Si tratterà di un pronunciamento tecnico, di poche righe: il ricorso potrà essere accolto (con annullamento della decisione della Commissione) o respinto. Nel primo caso, Bruxelles dovrà rivalutare la richiesta e adottare una nuova decisione, oppure potrà decidere di appellarsi alla Corte di Giustizia dell’Ue. Ma non è ancora chiaro se quei messaggi ci siano ancora o siano stati cancellati. (AGI)
BRA