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Sette mesi solo per registrarsi così naufragano i progetti del Pnrr

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Il lungo carteggio tra il Comune di Martis, in provincia di Sassari, e il ministero dell’Economia, è cominciato il 27 luglio dell’anno scorso. L’oggetto: le persistenti difficoltà di accesso al ReGis, la piattaforma elettronica per la gestione dei progetti del Pnrr. A dicembre i responsabili tecnici del Comune non erano ancora riusciti a registrarsi alla piattaforma gestita dalla Ragioneria dello Stato, nonostante i diversi tentativi e le numerose quanto inutili “prese in carico” del sistema. L’1 febbraio il Comune inviava l’ennesimo appello per la mancata liquidazione dei fondi dovuti, tra cui 17 mila euro per un intervento di qualificazione del centro urbano, 84 mila euro per la messa in sicurezza di strade e scuole, 50 mila euro per l’illuminazione pubblica. Sette mesi di messaggi inutili. Il caso di Martis è solo uno dei tanti che hanno spinto il presidente dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, Antonio Decaro, a scrivere una lettera al ministro del Pnrr Raffaele Fitto, al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e al Ragionere dello Stato Biagio Mazzotta per denunciare l’inadeguatezza del sistema informatico a supporto del Pnrr e proporre un decreto che obbligherebbe tutte le amministrazioni centrali a completare tutte le procedure che le riguardano nel giro di pochi giorni, mettendo i Comuni in condizione di mandare avanti i progetti e di ricevere i finanziamenti. Una richiesta alla quale il Mef nonha ancora risposto, lo farà in via ufficiale la prossima settimana. Ma intanto fa filtrare che su ReGis si sta lavorando per renderlo più flessibile e semplice, un percorso già iniziato con una nuova interfaccia utente, mentre centinaia di persone sono state dirottate sui territori per dare assistenza alle amministrazioni. E che, infine, molte richieste sono strumentali per ottenere le anticipazioni e minori controlli. I miglioramenti tecnici però al momento non sono stati percepiti dai Comuni. «Quotidianamente la piattaforma ReGis presenta lentezza sia nella fase di accesso che nella fase di lavorazione ai progetti di riferimento», scrivono in un messaggioinviato alla Task force Pnrr di Matera e all’Anci il sindaco e il responsabile tecnico del Comune di Grassano (Mt). «Anche in data odierna — concludono esasperati — e per l’intera mattinata non è stato possibile accedere alla piattaforma ReGis». Accusati di essere i principali responsabili dei ritardi del Pnrr, i sindaci ora passano al contrattacco: nella lettera inviata al governo Decaro («con spirito collaborativo») chiede di risolvere «le inadeguatezze e le lacune del sistema complessivo di controllo, di monitoraggio e di erogazione dei fondi, poiché tale situazione incide fortemente sulla spedita attuazione del Piano». «Il risultato 2022 della spesa per investimenti, pari a circa 12 miliardi, – rivendica il presidente dell’Anci – risulta ampiamente soddisfacente. Alla luce di tale performance ritengo alla nostra portata una ulteriore crescita nel triennio 2023/2025, in grado di assorbire le maggiori esigenze derivanti dall’attuazione del Pnrr». A condizione che tutto funzioni, però: ai Comuni sono stati assegnati il 60% dei progetti, e quindi sono i principali utilizzatori di ReGis. Oltre al continuo malfunzionamento di ReGis l’Anci lamenta il fatto che molte amministrazioni centrali titolari di misure Pnrr non abbiano ancora pubblicato i manuali operativi (e quindi i Comuni saranno costretti poi a un superlavoro nel momento in cui arriveranno le istruzioni); non sia ancora stato completato il caricamento dei codici di progetto (CUP) da parte dei ministeri. Il sistema, infine, risulta ancora non pienamente stabilizzato. Accanto alle questioni operative, ce n’è una di natura finanziaria che soprattutto i piccoli Comuni hanno già denunciato nelle ultime settimane: adesso che si è entrati nel vivo dei progetti e che quindi bisogna pagare chi effettua i lavori, viene chiesto ai sindaci di anticipare risorse di cui non dispongono. Dalle amministrazioni centrali arriva il 10% dei fondi, ma i Comuni devono anticipare il 30%. E se la fattura non è “quietanzata” i pagamenti non arrivano. Un “disallineamento” che rischia di bloccare tutto. E c’è già un nutrito gruppo di piccole opere completate tra il 2020 e il 2021, per il valore di un miliardo e mezzo, che attende non solo gli anticipi, denuncia l’Anci, ma persino i saldi.

Fonte: Repubblica