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Risolto il ‘puzzle’ dell’imponente statua di Ramses II

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Le sabbie del Nilo riconsegnano la parte superiore dell’antico manufatto. La sezione inferiore, scoperta nel 1970, combacia perfettamente. Gli archeologi: scoperta straordinaria
marzo 2024

AGI – Dalla sabbia di Minya, sulle sponde del Nilo, a circa 250 chilometri a sud del Cairo, rispunta una preziosa testimonianza dell’antichità: la parte superiore di un’enorme statua di Ramses II, il più grande e celebrato faraone dell’impero egizio.
A darne notizia è stato il ministero egiziano per il Turismo e le Antichità celebrando, anche sui suoi canali social, l’importante scoperta frutto di una missione archeologica congiunta egiziano-statunitense.
In particolare, spiega il ministero è emerso “un blocco di calcare alto circa 3,8 metri” che combacia perfettamente con la sezione inferiore della statua, riportata alla luce decenni fa.
“Le dimensioni della statua, combinate con la sua sezione inferiore – sottolinea il ministero nel suo post – raggiungerebbero circa 7 metri” di altezza.
Il manufatto raffigura un “Ramses seduto che indossa una doppia corona e un copricapo sormontato da un cobra reale”, ha dichiarato Bassem Gehad, capo del team egiziano della missione.
Sulla parte superiore della colonna posteriore della statua compaiono anche scritte geroglifiche che glorificano il potente re, spesso ricordato anche per la durata eccezionale del suo regno (quasi un settantennio) e, non a caso, conosciuto anche come Ramses il Grande, il terzo faraone della diciannovesima dinastia egizia (al potere dal 1.279 al 1.213 a.C.).
La scoperta, definita dal team “straordinaria”, è stata fatta a El Ashmunein, sulla sponda occidentale del fiume Nilo, a nord-ovest della città di Minya. Un’area anticamente conosciuta come Khemnu o Ermopoli (il nome attribuito dagli storici greci alla località egizia devota a Thot, dio della sapienza) e diventata successivamente, in epoca greco-romana, la capitale regionale di Hermopolis Magna.
Gli studi hanno confermato che “la parte superiore della statua corrisponde alla sezione inferiore scoperta dall’archeologo tedesco Gunther Roeder nel 1930”, ha dichiarato Mustafa Waziri, capo del Consiglio Supremo delle Antichità dell’Egitto.
Non è la prima volta che nei pressi di Minya riemergono testimonianze di inestimabile valore storico e archeologico. Sempre negli anni ’70, in questa zona, fu scoperto codice in papiraceo noto come Codex Tchacos, contenente l’unica copia conservatasi del Vangelo di Giuda.
Nel 2018 il ministro delle Antichità egiziano annunciò inoltre l’eccezionale scoperta, sempre in questa città del Medio Egitto, di una grande necropoli: un complesso funerario, contenente oltre mille statue e 40 sarcofagi, risalenti al tardo periodo dell’antico regno (tra il 672 e il 332 avanti Cristo) e all’era tolemaica.
Di Susanna Bonini – fonte: AGI