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QUANDO LA SCUOLA ERA DEMOCRATICA

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Di Giancarlo Visitilli

Colpisce che l’ennesimo uomo dello Stato, Marco Cesario, preside dell’istituto comprensivo EuropaAlighieri di Taranto, picchiato dai genitori di una sua alunna, per aver svolto il suo lavoro di pedagogo, accusi: «Noi presidi trascurati dallo Stato». In che stato è la scuola italiana? Nello stesso promosso da decenni, ormai, di buona scuola, quella che ha dato il libero accesso a chiunque di insegnare agli insegnanti come e cosa insegnare, in una società che fa fatica a segnarsi la buona educazione, prima di tutto. A ciò si aggiunga la politica di chi ha permesso alle madri e ai padri di scegliere la scuola à la carte, in occasione dell’emergenza sanitaria, svilendo l’essenza di una scuola che si costruisce alla presenza di umani che non si scelgono come e quando vogliono, ma che compiono un rito, fra i più miracolosi nel nostro Paese: educare. Si aggiunga, solo ultimo in ordine di cronaca, l’esternazione di un ministro accusato di sequestro di persona (immigrati) che però accusa una donna incatenata e ammanettata in carcere per aver manifestato contro dei violenti, perché farebbe la maestra (fra l’altro professoressa in una scuola media).
Ormai da un paio di anni, in ogni occasione pubblica, chiedo di fare lo stesso esercizio a tutti, studentesse e studenti, ma soprattutto agli adulti: andare a casa, chiedere prima alle proprie madri se è mai successo che, tornando dal parrucchiere, siano ritornate dallo stesso per rimproverargli che la messa in piega non era stata fatta a dovere. Poi chiedere ai padri se, almeno una sola volta nella loro vita, siano tornati dal loro meccanico di fiducia, rimproverandogli di non aver aggiustato la frizione, così come avrebbe dovuto. Terzo esercizio: mettere insieme madri e padri, fino a quando è possibile anche senza l’aiuto di una pesca, e chiedere loro: chi vi dà il diritto di andare a scuola e insegnare a chi ne sa più di voi il mestiere dell’educare? Chi vi dà il coraggio di dare lezioni a un prof, che può essere anche il peggiore fra i tanti, e dirgli come e cosa deve fare per valutare i propri scarrafoni? Oggi paghiamo l’eccessivo e falso senso di una scuola partecipata e democratica, in cui, però, di democratico non esiste più nulla, se non aver permesso a padri e a madri, educatori, di dimenticare che i presidi, i maestri, le professoresse e anche chi è applicato di segreteria, svolge il loro stesso mestiere. Si tratta di un miracolo: quello di educare gli umani a cambiarsi, e ricordarsi che, entrando in una scuola, tutti, ci si dovrebbe levare i calzari, coprendosi il capo, dinanzi a tanto bene pubblico, perché lo si smetta di considerare come un tesoro gestito da chi non lo merita.

Fonte: Corriere del Mezzogiorno