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In Libia sono ricominciati i combattimenti

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Nel sud di Tripoli non c'è più tregua: i pesanti combattimenti tra la Settima brigata e le Forze speciali di deterrenza (Rada) vanno avanti ormai da due giorni. Il bilancio è di almeno 11 morti e 33 feriti.

La Settima brigata accusa le forze Rada di aver attaccato le sue postazioni nella zona sud, sulla strada dell'aeroporto, e chiedere al Governo di accordo nazionale di intervenire per fare rispettare la tregua. Il maresciallo Khalifa Haftar, capo delle forze armate che controllano la Cirenaica, è pronto a intervenire anche in Tripolitania per "portare ordine". Nel frattempo, oltre 450 famiglie hanno lasciato il sud di Tripoli e sono state accolte in alcune scuole allestite a Tagiura, nell'est.

La Mezzaluna rossa e le autorità sanitarie di Tripoli hanno invitato i civili che abitano nell'area degli scontri a restare nelle proprie case. A renderlo noto è l'agenzia di stampa ufficiale Lana, secondo cui i residenti sono stati invitati a non lasciare le proprie abitazioni "fino all'arrivo delle squadre di emergenza". Secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), quasi 20mila persone risultano sfollate nella capitale libica in seguito agli scontri cominciati il 26 agosto nel sud della città, che hanno provocato almeno 96 morti (compresi oltre 30 civili) e 444 feriti. 

Il maresciallo Khalifa Haftar, comandante dell'Esercito nazionale libico, ha negato qualsiasi collegamento tra le proprie forze e i gruppi armati in conflitto nella capitale ma non ha escluso un intervento futuro. La marcia su Tripoli – ha raccontato durante un incontro con alcuni leader tribali – avverrà in "modo tempestivo e a tempo debito", sottolineando che tutti i gruppi armati saranno perseguiti "secondo la legge". 

Vedi: In Libia sono ricominciati i combattimenti
Fonte: estero agi


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