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Digitalizzazione: l’idea di un’anagrafe unica delle imprese

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di Luca Marchello

Ogni anno varie associazioni di categoria delle imprese effettuano una stima dei costi che le imprese subiscono a causa della burocrazia in Italia. Una delle ultime è quella della CGIA di Mestre (Associazione degli Artigiani e delle Piccole Imprese), la quale ritiene che tale spesa sia pari a 57,2 miliardi di euro annui. Sappiamo benissimo che parliamo di un dato che non va preso in maniera assoluta ma sicuramente rende l’idea di quanto le aziende spendano, soprattutto in termini di tempo, per rapportarsi con la Pubblica Amministrazione tra adempimenti continui, lunghi tempi di attesa, complicazioni per fornire tutta la documentazione richiesta.

Da vari anni si parla di digitalizzazione della PA, intesa come snellimento delle procedure e facilità di accesso a dati e documenti. In questo senso tanto già è stato fatto, ma molto è ancora da fare. Se si riuscisse a raggiungere lo scopo della digitalizzazione della PA, si azzererebbero quasi del tutto gli oneri per le imprese e si eviterebbe che il nostro paese resti schiavo ed oppresso dalla burocrazia.

Lo snellimento dell’impianto burocratico comporterebbe una duplice conseguenza: da un lato, potrebbe portare un incoraggiamento delle aziende estere ad investire in Italia, dall’altro, cosa da non sottovalutare, le aziende nostrane sarebbero meno incentivate a trasferirsi in altri paesi.

Un’idea che porterebbe a reperire con facilità dati e documenti potrebbe essere l’istituzione di un’anagrafe unica per le imprese. Si tratterebbe di un database nel quale gli enti della Pubblica Amministrazione farebbero confluire i dati di tutte le aziende. A titolo esemplificativo (e non esaustivo) gli enti che sarebbero obbligati a comunicare i dati in loro possesso potrebbero essere: Agenzia delle Entrate, Camera di Commercio, INPS, INAIL, SUAP comunali.

Avendo a disposizione un tale strumento l’impresa avrebbe una facilità altissima a reperire i propri dati senza rivolgersi a più enti per evadere una singola pratica. Talvolta anche per il rinnovo di un semplice fido bancario l’impresa è costretta ad interpellare più enti, viste le richieste (forse anche un po’ troppo pretenziose) da parte degli istituti di credito.

Altra situazione che agevolerebbe l’impresa riguarda la partecipazione ai bandi di gara, soprattutto se la partecipazione avvenisse tramite il portale del MePA(mercato elettronico della pubblica amministrazione). In questo caso si potrebbe anche pensare di inserire nella domanda di partecipazione ad un bando gestito dal MePA un’autorizzazione che permetterebbe al portale di attingere i dati direttamente dall’anagrafe unica.

Ovviamente diamo per assodato che tutto questo andrebbe sotto la lente del Garante della Privacy, con il quale si potrebbe collaborare in anticipo per arrivare ad una soluzione fattibile, senza entrare in contrasti inutili e che farebbero perdere solamente tempo.

Infine, non è strettamente necessario creare un ente nuovo per gestire l’anagrafe comune, della gestione del database potrebbe farsi carico uno degli citati sopra,  per esempio l’Agenzia delle Entrate, visto che si sta già comportando in maniera molto efficiente in termini di digitalizzazione (ne è un esempio la fatturazione elettronica).