Mentre l'Europa convoca un vertice straordinario sull'accordo sulla Brexit per il 25 novembre, il governo britannico di Theresa May continua a perdere pezzi e questo poche ore dopo aver approvato la bozza d'intesa sulla Brexit definita a Bruxelles.
Fra i conservatori in Gran Bretagna è caos: Dominic Raab, ministro britannico per la Brexit, si è dimesso. "Non posso sostenere i termini proposti per il nostro accordo con l'Ue" ha annunciato su Twitter. Prima di lui Shailesh Lakhman Vara aveva lasciato la carica di ministro per l’Irlanda del Nord, anche lui pubblicando la lettera di dimissioni su Twitter. Il motivo, in entrambi i casi, è il disaccordo con il via libera del Governo May alla "soft exit" negoziata con l’Unione Europea.
With much sadness and regret I have submitted my letter of resignation as a Northern Ireland Minister to the Prime Minister. A copy of my letter is attached.
It has been a joy and privilege to serve in the Northern Ireland Office and I will always cherish the fondest memories. pic.twitter.com/SN8j4OwhYD— Shailesh Vara MP (@ShaileshVara) 15 novembre 2018
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Dopo Raab e Vara arriva la terza defezione in poche ore: il ministro del Lavoro, Esther McVey, rimette il mandato. La McVey, accesa sostenitrice della Brexit e tra le più ostili voci alla soluzione della May – spiega Tgcom24 – ha spiegato che "l'accordo non onora il risultato del referendum". E con lei lascia l'incarico anche la sottosegretaria per la Brexit, Suella Braverman
Earlier this morning I informed the Prime Minister I was resigning from her Cabinet pic.twitter.com/ZeBkL5n2xH
— Esther McVey (@EstherMcVey1) 15 novembre 2018
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Ora – spiega Sky tg24 – tocca ai 27 Paesi membri dell'Ue sancire la svolta con il vertice straordinario e dare il via all'iter verso le ratifiche parlamentari, entro il termine fissato da Londra per la sua uscita formale dall'Ue e il via alla transizione di 21 mesi a partire dal 29 marzo 2019. Ma il periodo potrebbe anche essere esteso.
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Sui contenuti della bozza, descritti in 585 pagine, si sapeva già molto. Confermati – si legge sul Corriere della sera – l'impegno sul "conto di divorzio" che ammonta a circa 40 miliardi di sterline (quasi 50 miliardi di euro) e gli impegni presi a tutela dei diritti dei cittadini "ospiti". In confine fra Irlanda e Irlanda del Nord resterà temporaneamente senza barriere.
Ma, difende l'accordo raggiunto davanti alla Camera dei Comuni. "L'intesa con l'Ue non è l'accordo finale", ha dichiarato la premier May. "Abbiamo scelto di fare la scelta giusta e non quella facile, per onorare la promessa fatta al popolo".
Il governo conservatore non è nuovo a questi colpi da ko. A luglio scorso si erano già dimessi due esponenti importantissimi della corrente euroscettica nell'esecutivo: il negoziatore per la Brexit David Davis e il ministro degli Esteri Boris Johnson. Entrambi lasciarono perché giudicavano troppo morbido il piano presentato dalla premier per il negoziato sull’uscita dall’Unione Europea.
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Fonte: estero agi