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"Basta paternalismo populista o noi non ci stiamo". Il monito di Renzi

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“Sono intervenuto in Parlamento, in Senato e ho detto che siamo in presenza di una carneficina occupazionale: in ottobre avremo un disastro. Siamo pronti a dare una mano al governo, ma bisogna che le cose funzionino”. Matteo Renzi, ospite stasera di Porta a Porta, si rivolge direttamente al premier. “Le altre cose che ho detto a Conte è che abbiamo bisogno di un sistema per cui il presidente del Consiglio non apra bocca se lei è fidanzato stabile o saltuario, se l’amicizia è vera o non è vera”, ha aggiunto.

“Il presidente del Consiglio deve dare delle regole, ma le libertà Costituzionali non sono oggetto di un potere discrezionale del Presidente del Consiglio. Siccome sono uno di quelli che ha mandato a casa Salvini perché chiedeva pieni poteri, ecco: non abbiamo mandato a casa Salvini per dare pieni poteri a Conte, che è molto più educato e parla molto meglio, ma non è che per questo ha diritto di avere i pieni poteri e venire a sindacare se lei amico di Tizio o di Caio”, ha chiosato il leader di Italia Viva.

C’è chi tiene viva la paura

Poi il plauso verso chi ha lavorato in prima linea durante l’emergenza: “Se è vero che qualcosa non ha funzionato nelle istituzioni italiane, dalle mascherine in ritardo ai tamponi, è anche vero che i medici hanno fatto un lavoro incredibile. Se dico che la politica non può nascondersi dietro i virilogi, non attacco i virologi, ma dico che la politica deve prendersi delle responsabilità”. 

“Il giocattolo sull’epidemia si rompe quando le terapie intensive esplodono – aggiunge Renzi – qualcuno immagina di tenere viva la paura per non ripartire mai. Quando eravamo veramente con l’acqua alla gola, con le partite di calcio e Milano non si ferma, eravamo a 4 mila terapie intensive. Oggi, secondo i dati della protezione civile delle 18,00, sono 1.453. Questo vuol dire che è evidente che non arriveremo mai a 151 mila ricoveri in terapia intensiva, è evidente che dobbiamo stare attenti ed e’ evidente che dobbiamo ripartire altrimenti fra sei mesi saremo alla disperazione”.

Il titolo V della Costituzione

“È una vergogna che ci sia un sistema di questo genere e siamo tra quelli che hanno tentato in vano di cambiarlo: il Titolo V è una sciagura. Detto questo, io sto dalla parte di quelli che dicono attenzione a non capire il disastro che si sta creando a quelli che non sono garantiti”, ha sottolineato l’ex Premier. “Il dipendente pubblico ha lo stipendio, il parlamentare ha lo stipendio. C’è una parte della popolazione che la notte sbatte la testa contro il muro perché ha il ristorante chiuso. Il mondo italiano non è diviso fra Regioni e stato. La cosa che mi sconvolge oggi è il pizzaiolo: se ha messo qualcuno in cassa integrazione, sta aspettando la cassa integrazione. Questa gente qui sta morendo e se muore questa gente muoiono le nostre città”.

Pmi e Facebook

“Io ho lasciato al presidente Conte il compito di decidere, perché spetta al presidente del Consiglio stabilire le prossime tappe. Ho detto: tu sei stato bravo con la preoccupazione che il Paese aveva, perché nei due mesi di lockdown il paese, gli italiani, i cittadini sono stati bravissimi ad aderire alle regole del governo, persino quando ci sono sembrate un po’ eccessive”, ha aggiunto Renzi.

“Si può stare in casa, cento metri sì o cento metri no. Ma allora avevamo il terrore di intasare e saturare le nostre terapie intensive. Ora si apre una fase nuova. Quello che ho detto al presidente del Consiglio è: se vai dai commercianti, dalle piccole e medie imprese, dal sistema produttivo e dai liquidità e fai ripartire, noi siamo con te. Se però, invece, stai più dietro alle dirette Facebook, ad andare a discutere delle autocertificazioni sui fidanzati – che è una cosa che a me fa uscir di testa – a fare dei Dpcm incomprensibili, a mio giudizio stiamo trasformando la politica di questo Paese in populismo. E allora su questo io non ci posso stare perché la battaglia che ho fatto contro salvini era una battaglia per non dargli i pieni poteri e non e’ che siccome Conte è un po’ piu’ serio accettiamo che prenda i pieni poteri”. E ancora: “Siamo concreti: diamo oggi tutti insieme un aiuto a che il Paese riparta attraverso l’erogazione di soldi veri e non attraverso conferenze stampa, perché aumentano i followers su Facebook, ma diminuiscono gli occupati. Ecco, il populista guarda i sondaggi. Il politico guarda i dati Istat. E i dati Istat rischiano di essere un insieme di macerie per il nostro Paese. Questo è il messaggio che io do”.

Le misure per la ripartenza

“Io penso tutto il male possibile del reddito di cittadinanza, penso che non abbia funzionato, penso sia una vergogna quello che ha fatto l’Inps con i 600 euro, ciò che fatto l’Anpal per le politiche del lavoro e caccerei sia il capo dell’Inps sia il capo dell’Anpal. Da qui, dire che noi ci siamo opposti al decreto aprile, ne corre. Non abbiamo mai messo i bastoni tra le ruote. Accettiamo qualsiasi compromesso, purché i soldi arrivino alla gente. Sono contro qualsiasi politica demagogica e spendacciona”.

“Se il premier accetterà di lavorare sui temi che abbiamo detto e che da quello che ha detto oggi condivide, per me non ci sono problemi. È chiaro che questo si vede nei prossimi mesi, perché se la gente non vede arrivare i soldi è evidente che la fase 2 non riparte ed è altrettanto evidente che noi non possiamo stare in maggioranza. Non credo che si andrà a votare prima del 2023, si vedrà in Parlamento se ci saranno nuove maggioranze. Se Conte farà un nuovo governo con Silvio Berlusconi a me non interessa. A me interessa che arrivino i soldi al pizzaiolo”

La scuola

Anche sulla questione istruzione e riapertura delle aule, il leader di Italia viva ha idee chiare e non vicine a quelle dell’attuale Ministro dell’istruzione: “Vivo in una famiglia in lockdown dove ci sono le lezioni a distanza per tutti e tre i miei figli e la didattica a distanza per mia moglie. Quindi, sono un esperto della materia per derivazione famigliare. Dico che è una vergogna che il ministro Azzolina abbia detto quello che ha detto ieri” e cioè “che si partirà dall’orale, che avrà valore di 40 e che sarà una domanda a piacere, ma essendo il colloquio orale multidisciplinare, di fatto trasforma questo colloquio in una tesina orale”.

“È molto complicato quello che ho detto, ma chi segue la maturità sa che è assurdo che al 30 di aprile non si sappia le regole della maturità. Non sono d’accordo con la proposta di ripartire dal 25 agosto e fare lì l’ultimo spezzone: io avrei mandato almeno alcune classi a scuola prima perché tutta Europa sta rimandando i ragazzi in classe: i ragazzi sono quelli che hanno meno problemi con il coronavirus”, ha aggiunto Renzi.

“Inoltre c’è lo spazio per controllare i nostri ragazzi, con i test sierologici. Però la ministra Azzolina ha deciso di andare a settembre e io non faccio polemica. Mi limito a dire una cosa che avrei fatta: rimettere a posto la scuola. Invece di dare i soldi al reddito di sussistenza, dallo ai cantieri per la scuola, così la gente lavorerà”.

Vedi: "Basta paternalismo populista o noi non ci stiamo". Il monito di Renzi
Fonte: politica agi


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