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Morning Bell: cosa si aspettano i mercati

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Ford prevede di tagliare 3.200 posti di lavoro in Europa, la maggior parte in Germania

AGI – I mercati aprono cauti e poco mossi in attesa dei dati odierni di Microsoft e di quelli sugli indici Pmi di gennaio, mentre la maggior parte delle Borse cinesi restano chiuse per la festività del Capodanno lunare. In Asia non aprono i listini di Shanghai, Hong Kong, Seul, Malesia, Singapore, Taiwan e Vietnam.

Tokyo è ancora in netto rialzo, con il Nikkei a +1,5%, dopo che la Boj ha allentato il mercato obbligazionario e il premier nipponico, Fumio Kishida ha dichiarato che il calo del tasso di natalità rappresenta una minaccia per il “funzionamento della società” giapponese e che “ora o mai più” è arrivato per il governo il momento di intervenire per invertire questa tendenza. Dopo aver toccato un minimo di 1,26 nati per donna nel 2005, il tasso di fertilità è risalito a 1,45 nel 2015 ed è poi ripreso a scendere nei successivi sei anni.

In compenso i bond emessi dagli sviluppatori immobiliari cinesi fortemente indebitati hanno registrato un netto rimbalzo, dopo che le autorità di Pechino hanno ripreso a sostenere il settore, aiutandolo a ottenere nuovi finanziamenti.

A Wall Street i future sono piatti e il Nasdaq è sotto la parità, dopo una chiusura in rialzo, trainata dal settore tech. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,76%, lo S&P 500 l’1,18% e il Nasdaq il 2,01%. Apple ha guidato la rincorsa delle big tech con un aumento di oltre il 3% per poi ripiegare a +2,35% in chiusura; Meta Platforms ha guadagnato il 2,6%, Alphabet l’1,94% e Microsoft quasi l’1%, dopo aver annunciato ieri un ulteriore investimento in Open AI, in attesa della trimestrale odierna che dovrebbe segnalare un rallentamento della domanda, anche se le recenti misure di riduzione dei costi, inclusi i licenziamenti, potrebbero servire a limitare i danni.

A far lievitare il Nasdaq ci hanno pensato ieri i produttori di chip, come Advanced Micro Devices, il cui titolo è balzato di oltre il 9% dopo che Barclays ha alzato il rating da ‘equal-weight’ a ‘overweight’. La stessa Barclays ha aggiornato il rating di Qualcomm e Nvidia spingendo le azioni di entrambe le società rispettivamente a +6% e +7%. E Western Digital Corp è balzata a +8,66% dopo la notizia che il produttore di memory chip potrebbe fondersi con la giapponese Kioxia Holdings.

Infine, Spotify ha guadagnato il 2,1% dopo l’annuncio del taglio del 6% della sua forza lavoro globale, che si è aggiunto a quello delle altre big del tech. Gli investitori questa settimana si attendono anche i dati sul Pil Usa di gennaio e gli analisti sono ancora indecisi sulla prossime mosse della Fed. Da una parte la Federal Reserve dovrebbe rallentare il ritmo dell’inasprimento quest’anno e decidere un incremento di 25 punti base alle prossime due riunioni di febbraio e marzo.

Dall’altra invece, sebbene i dati recenti abbiano segnalato un raffreddamento dell’inflazione, un mercato del lavoro ancora solido potrebbe spingere la Fed a mantenere un aggressivo inasprimento fino a quando i tassi non saliranno oltre il 5%. ù

Nel frattempo l’incertezza ha fatto risalire sopra al 3,5% il rendimento dei Treasury a 10 anni. In Europa i future sull’EuroStoxx sono in lieve rialzo, dopo la chiusura positiva di ieri, sostenuta dalla fiducia degli investitori per l’eliminazione delle restrizioni da Covid in Cina e dalla speranza che la fine dei rialzi dei tassi di interesse negli Usa sia più vicina.

Francoforte è salita dello 0,46%, Parigi dello 0,52% e Londra e Milano entrambe dello 0,18%. Intanto cresce il pressing dei ‘falchì Bce, con il governatore olandese Klaas Knot che ha blindato l’opzione di un doppio rialzo da 50 punti a febbraio e marzo assicurando che il momento per rallentare le strette è “ancora lontano”, mentre il collega finlandese Olli Rehn ha sostenuto che ci sono tutte le basi per “incrementi significativi” del costo del denaro in inverno e ad inizio primavera.

Sulla scia di queste dichiarazioni l’euro ha raggiunto un top da 9 mesi di 1,0927 dollari, per poi ripiegare a quota 1,085 dollari. Lo spread ha chiuso stabile a 181 punti con il tasso del decennale sopra al 4%. In leggero rialzo anche il prezzo del gas che a Amsterdam è terminato intorno a quota 66 euro.

Chiusura stabile del petrolio a New York, con il Wti invariato a 81,60 dollari al barile, il livello più alto dal 16 novembre. In lieve ribasso il Brent sopra 88 dollari. Oggi l’attenzione sarà rivolta agli indici Pmi preliminari di gennaio delle principali economie (Usa, Eurozona, Gran Bretagna e Giappone), attesi tutti in contrazione, mentre quelli dei servizi dell’Eurozona dovrebbero tornare sopra soglia dei 50 punti.

Negli Usa giovedì uscirà il Pil preliminare del quarto trimestre, che dovrebbe rallentare dal 3,2% al 2,6% annualizzato, anche se la Fed di Atlanta lo stima in accelerazione al 3,5%. Sul fronte banche centrali, entriamo nel blackout period della Fed, mentre mercoledì e giovedì si terranno le riunioni della banca centrale canadese e di quella sudafricana che dovrebbero entrambe rialzare i tassi di riferimento, rispettivamente di 25 e 50 punti base. Infine, in Europa entrerà nel vivo la stagione delle trimestrali, mentre negli Usa verrano diffusi i bilanci di società che rappresentano il 26% della capitalizzazione dell’indice S&P 500, tra cui Ibm, Chevron, Intel e Tesla. “Questa settimana – commenta Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte – penso che un po’ di ‘storno’ ci possa ancora essere, il che significa che le Borse potrebbero calare ancora, anche se molto dipenderà dalle trimestrali e in particolare da Microsoft”.

Intanto Ford Motor prevede di tagliare fino a 3.200 posti di lavoro in tutta Europa per spostare la sua produzione negli Usa e adattarsi a un futuro dominato delle auto elettriche, mentre l’amministrazione Biden presenterà una denuncia nei confronti di Google per la sua posizione dominante nella pubblicità online e nel Regno Unito il premier, Rishi Sunak ha chiesto un’indagine indipendente sulla situazione fiscale del presidente del Partito conservatore Nadhim Zahawi. Nei giorni scorsi è emerso che Zahawi ha dovuto pagare una multa di circa 5 milioni di sterline al fisco per mancati pagamenti all’epoca in cui aveva incarichi di governo ed erano state chieste le sue dimissioni. Per approfondire la questione, Sunak ha incaricato il consigliere etico indipendente di Downing Street di indagare.