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L’acquedotto Traiano-Paolo

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Ager Sabatinus. Il lago di Bracciano e il suo territorio.

di Valerio Contrafatto.

Un acquedotto fatto realizzare dall’imperatore Traiano per rifornire d’acqua Trastevere, restaurato nel Seicento per volere di papa Paolo V, e per alimentare il fontanone del Gianicolo.

L’opera traianea

Eseguito nel 109 d.C., l’acquedotto voluto dall’imperatore Traiano aveva lo scopo di sopperire alla carenza di fonti idriche nella XIV Regio Transtiberim di Roma (l’attuale Trastevere) attraversata già dall’acquedotto Alsietino di epoca augustea che forniva acqua non potabile utilizzata soprattutto per le naumachie e per l’irrigazione degli Horti di Cesare.

L’acquedotto si alimentava grazie alla presenza di sorgenti esistenti nell’area fra Oriolo e Manziana che comprende monte Raschio, alto più di 500 metri. Tranne alcuni tratti in superficie esso correva interrato.

La sorgente originaria (caput aquae) si trova all’interno dei condotti di Fossa Renara, ubicata a Bracciano in località Pisciarelli. Tale opera inizialmente alimenta due fontanili dell’Ottocento situati uno presso la Botte dell’Acqua Precilia e l’altro nella zona di via San Liberato.

Proseguendo oltre, riceve le acque delle Botti del Belluccio, del Superiore e dell’Acqua Precilia, ai quali si congiunge la Botte delle Cinque Vene che si caratterizza per la presenza di bolli laterizi recanti il nome di Anteros Severianus.

Una certa importanza riveste, nell’area di Manziana la presenza della sorgente Santa Fiora, che trae il nome dalla antica chiesa della Madonna della Fiora ivi ubicata, ritenuta una delle più importanti fonti sorgive dell’acquedotto di Traiano.

Tale sorgente veniva a sua volta alimentata dalle condotte della Matrice e della Carestia, e ciò consentiva di approvvigionare le mole di Vigna Grande. Anche a Vicarello sono presenti testimonianze di fonti sorgive collocate lungo il Fosso di Monte Sassano-Fosso delle Ferriere. Recenti indagini tendono a far ritenere che tali sorgenti siano propaggini dell’aqua paula che hanno inizio presso la Macchia Alta.

Resta infine di analizzare a fondo l’appartenenza dei lavori eseguiti sull’acquedotto, cioè le opere attribuibili a Traiano e quelle cronologicamente più tarde a papa Paolo V.

Sicuramente riconducibili all’imperatore romano possono annoverarsi le sorgenti di Fosso di Grotte Renara e quella di Monte Sassano-Fosso delle Ferriere, ma anche quelle della Fiora e del Ponte Morichella. Restano in piedi dissomiglianti teorie riconducibili a noti archeologi e storici degli ultimi due secoli, che non hanno ancora consentito di fare chiarezza sull’argomento.

Il rifacimento seicentesco

In seguito alle invasioni barbariche, già dall’alto medioevo e per lunghi secoli, l’acquedotto cadde in rovina. Nel 1608 papa Paolo V Borghese, con l’intento di sopperire alla carenza d’acqua nell’area tra il Trastevere ed il Gianicolo, autorizzò la costruzione di una condotta che ricalcasse il percorso dell’antico percorso traianeo.

Oltrepassati i Bagni di Vicarello e Trevignano, l’acquedotto lambiva Anguillara, dirigendosi verso la via Cassia. Successivamente si dirigeva lungo la via Trionfale, via della Pineta Sacchetti, via Aurelia Antica, attraversava la Porta Aurelia (in seguito Porta San Pancrazio) ove era posto il castello terminale.

I lavori durarono circa due anni e si conclusero con la realizzazione dell’opera monumentale della fontana sul Gianicolo (il cosiddetto Fontanone) progettata dall’architetto Giovanni Fontana.

Successivamente, la fontana fu fatta ristrutturare da papa Alessandro VIII – con l’aggiunta della grande vasca di marmo bianco e la realizzazione del piazzale – e fu inaugurata nella sua forma attuale nel 1690. Il costo del lavoro ammontò a 5.200 scudi d’oro.

È ben nota la magnificenza di questo monumento sulla facciata del quale una lastra di marmo illustra l’opera meritoria di papa Paolo V. L’epigrafe tuttavia rivela una evidente inesattezza: si attribuisce l’adduzione dell’acqua dall’acquedotto Alsetino anziché da quello di Traiano. È storicamente noto, difatti, che l’Alsetinum attingeva l’acqua dal lago di Martignano palesemente pessima.

La lunghezza del percorso dell’acquedotto, relativo alla conduttura traianea, è di circa 57 km a partire dal lago di Bracciano fino al Gianicolo.

 

Fonte: arstum.it/