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La scoperta che l’Universo è pieno di galassie

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89 anni fa, Edwin Powell Hubble scopre la vera natura di Andromeda: una galassia e non una nebulosa, come si pensava. Da quel giorno la via Lattea non è più sola

 

Fonte @wired.it

Piccoli, piccolissimi. A pensarci bene viene proprio da sentirsi minuscoli. Ancor di più da quel  30 dicembre 1924. Come se non bastasse sapere che la Terra è solo uno degli otto pianeti del Sistema Solare, che a sua volta è un puntino alla periferia della nostra immensa Galassia, da quel giorno, infatti, sappiamo che la Via Lattea non rappresenta “ tutto” l’Universo, ma solo una delle tante galassie perse nello Spazio infinito. A svelarlo è stato Edwin Powell Hubble (1889-1953)annunciando al mondo che Andromeda non è una nebulosa, ma una galassia, e che fuori dai confini della nostra ce ne potevano essere a bizzeffe.

Hubble non sarebbe probabilmente mai arrivato a scoprire l’esistenza di altre galassie senza il merito di una donna, **Henrietta Leavitt **(1868-1921), un vero topo da laboratorio, sempre china sulle lastre fotografiche in cerca di variazioni di luminosità tra stelle e nebulose. Fu lei a trovare il modo per misurare la distanza degli oggetti celesti, osservando le variazioni di luminosità di alcune stelle “pulsanti”: le Cefeidi. Era il 1912, e Henrietta non lo sapeva ancora, ma aveva fatto un gran favore a tutti gli astronomi del mondo. Hubble in primis.

Nel 1919 lo scienziato è da poco arrivato a **Mount Wilson **(California), proprio mentre si stanno accendendo sullo Spazio gli occhi del più grande telescopio del mondo ( Hooker 100-inch telescope). Eccetto una piccola parentesi come avvocato (giusto per far contento il padre), una come insegnante di spagnolo, una come volontario nella Prima Guerra Mondiale, Hubble si era sempre occupato di astronomia. E infatti a Mount Wilson ci era arrivato per merito, grazie a una tesi di dottorato che non era passata inosservata.

Comincia a spulciare lo Spazio alla ricerca di nuove Cefeidi e si concentra su Andromeda, un corpo celeste che divideva da tempo gli astronomi (galassia o non galassia?). Si mette a far di conto, sfruttando le leggi che Henrietta aveva elaborato qualche anno prima. Risultato: quella Cefeide in Andromeda è lontana 860 mila milioni di anni luce: tanti, troppi perché faccia parte della nostra galassia. Necessariamente quel corpo non si trova nella Via Lattea (che si stima abbia un diametro di “appena” 150 mila anni luce) e Andromeda stessa è una galassia, piena di stelle. Altro che nebulosa!

È questo l’annuncio di quel 30 dicembre 1924: l’Universo diventava improvvisamente molto più grande. La notizia, però, non fa poi così rumore. É solo due mesi dopo, il 25 febbraio 1925, che il mondo conoscerà davvero la portata dei risultati di Hubble, quando cioè l’ American Association for the Advancement of Science decide di riconoscere pubblicamente la scoperta con un premio di 500 dollari.

Sempre facendo di conto e non stancandosi mai di osservare il cielo, Hubble scoprirà oltre venti galassie prima di morire. E, insieme al collega Milton Humason, osserverà che tutti quegli insiemi di stelle sembrano allontanarsi gli uni dagli altri. Hubble, che tra un occhiata al cielo e l’altra, tirava di basket, aveva fatto canestro: l’Universo si stava espandendo.

(Foto: Wikimedia)[/caption]