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LA REGIA MARINA ITALIANA NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

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di Augusto Lucchese

Qualcuno, giustamente, potrebbe obiettare che taluni spinosi argomenti riguardanti l’anomala posizione dell’Italia nel periodo che vide l’approssimarsi, l’inizio e l’evolversi della 2a guerra mondiale, vengono oggi discussi sulla base del “senno di poi”.

Obiezione solo parzialmente accettabile, poiché conoscere i particolari di determinanti avvenimenti storici, alla luce della regola di “causa ed effetto”, pur se a posteriori, appare parecchio importante.

Nessuno, può arrogarsi il diritto d’impedire che ci si adoperi per dipanare la fitta coltre di omertà che ha impedito, nel tempo, di accedere ad una più comprovata analisi degli avvenimenti, specie di quelli che, per precisa responsabilità di ambigui personaggi, talvolta in esecuzione di esecrabili propositi, portarono a disastrose conseguenze.

Non si può negare, inoltre, la facoltà d’indagare a largo raggio sui motivi e sulle cause per cui talune situazioni si delinearono, si svolsero e si conclusero in un certo modo, pur se il venire oggi a conoscenza di più o meno sconcertanti circostanze ad esse legate, porta alla luce responsabilità personali di taluni alti esponenti istituzionali epocali, spesso  crudeli quanto dispotici,  talvolta inetti e improvvisati.

Nel rinverdire il ricordo di avvenimenti e fatti che attengono al periodo preso in esame, non ci si vuole arrogare la presunzione di enunciare nuove o diverse tesi rispetto alla comune conoscenza degli stessi. Va salvaguardata, in ogni caso e senza pregiudizi di natura dogmatica, la libertà di pensiero.

La  flotta italiana era costata un occhio della testa ma non era da raffrontare, per funzionalità operativa, né con quella inglese (allora la più potente del Mondo) né con quella tedesca che, per quanto poco numerosa, era tecnicamente all’avanguardia e dotata di potente armamento e di efficienti impianti radar.

Eppure, per oltre tre  anni, le unità leggere ed il naviglio di scorta italiani si batterono magnificamente,  specie  nel  corso  delle  frequenti  missioni  di protezione ai convogli diretti in Libia e poi in Tunisia.

Le grandi navi di linea, invece, pur impiegando parecchio personale per il mantenimento in servizio, oltre che per la difesa antiaerea, per la manutenzione e per le riparazioni, salvo poche occasioni, rimasero pressoché inutilizzate, alla fonda, nelle rispettive basi.

Gli equipaggi svolsero il loro dovere con sovrumano impegno e con indiscusso coraggio, spesso sino al sacrificio della vita dando luogo a parecchi leggendari episodi della guerra sul mare, indelebilmente scritti negli annali della storia navale d’ogni tempo.

Un complessivo scenario che non ebbe mai ad offuscare o incrinare la dedizione al dovere, il coraggio, l’abnegazione dei Marinai d’Italia, dagli Ufficiali di elevato grado responsabilmente presenti sulle tolde delle navi ammiraglie, agli intrepidi Comandanti delle unità in navigazione di guerra, alla scala gerarchica tutta, sino ai più umili mozzi.

Uomini magari mandati allo sbaraglio da una classe di mediocri carrieristi d’alto bordo che, sin dal periodo che precedette la tragica avventura bellica del 1940, non ebbero mai una rispondente coscienza delle loro responsabilità.

Vale la pena ripercorrere il tormentato svolgimento degli avvenimenti di quegli anni – spesso tragici –  ponendo in rilievo i valori e i sentimenti patriottici della gente di mare, pur sempre ferrei e determinati.

Ecco perché non sembra giusto relegare le trascorse vicende belliche nel fuligginoso archivio della storia, specie di quella scritta dai vincitori.

Il ricordo, la conoscenza e l’imparziale riesame di funesti e tragici avvenimenti, dovrebbe servire da monito alle presenti e future generazioni.

I cantori della millenaria saga del Mare, potranno pur sempre ricordare lo sfortunato sacrificio di tanti giovani che, non per odio verso il nemico, non per fanatismo di parte, ma per rispetto del senso dell’onore che anima i marinai d’ogni Nazione, persero la vita fra contorte e arroventate lamiere, fra le infernali fiamme delle navi colpite, fra i flutti arrossati dal loro sangue, trovando ignota sepoltura nei tetri abissi del mare.

E’ quello l’attimo in cui gli spietati Dei del Mare si vendicano di chiunque osi sfidarli impunemente – dispiegandosi nel crudele agone di funeste e talvolta inutili battaglie – e li cingono in un abbraccio mortale.

Sarebbe  giusto chiedersi come si presenterebbe oggi il Mondo se negli anni dai venti ai trenta e ai quaranta del secolo scorso fossero esistiti ben diversi uomini di governo e ben diversi capi militari, più responsabili e coscienziosamente desiderosi del bene dell’umanità.

Ove, per il bene di tutti, si fosse manifestata la volontà di non affidare alle armi la soluzione dei problemi di convivenza internazionale, è parecchio probabile che le attuali giovani generazioni non avrebbero ricevuto in eredità il malconcio mondo di oggi, il mondo della continua “guerra fredda”, della esasperata prepotenza egemonica di talune Nazioni, delle “dimenticate” guerre razziali e territoriali, del terrorismo fanatico e quasi idealizzato.

Non è incoraggiante osservare, purtroppo, quanto e come lo scenario della odierna situazione internazionale si allontani sempre più dall’ideale visione di un mondo pacifico e più equilibrato e conciliante nei rapporti fra i diversi popoli e le diverse etnie, fra le diverse culture e religioni, evitando conflitti armati, sofferenze inenarrabili per le popolazioni, rovinose devastazioni, diminuendo, se non proprio azzerando, il rischio di una possibile autodistruzione ecologica o nucleare.

Non è facile sperare che sotto la guida della odierna classe politica, dirigente e manageriale mondiale, fatte salve le debite eccezioni, si possa attuare, a livello globale, una auspicabile migliore convivenza fra i popoli e un soddisfacente livello di sostanziale civiltà.

 

NOTE

La presentazione del libro “La Regia marina Militare Italiana nella seconda Guerra Mondiale” di Augusto Lucchese, edito da Carthago edizioni, avrà luogo alle ore 18  di giovedì 24 novembre 2022

 “SALA STAMPA” del Palazzo Municipale di Acireale

 

 

                                                                                                           

 

 


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