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A seguito dell’esposto in merito al “caso CIS di Nola”  ovvero all’erogazione del maxi finanziamento a tasso variabile “girato” in sub-mutuo a tasso fisso da cui sarebbe generata la deriva del centro,  è arrivata risposta ufficiale dalla sede di Milano che annuncia verifica.

Roma, 21 ottobre 2016 – Da qualche mese Confedercontribuenti si sta occupando di fare chiarezza sui fallimenti e sul futuro delle imprese del più grande centro commerciale all’ingrosso d’Europa. Nello spirito che ha sempre contraddistinto Confedercontribuenti di confronto e ricerca della verità per una sana imprenditoria, la stessa ha inoltrato alle autorità di Polizia, giudiziarie e Istituzionali  e alla Banca d’Italia un nutrito esposto su tale situazione.  L’esposto e la situazione attuale sono state presentate nel corso della conferenza stampa tenuta il 18 ottobre u.s.  a Napoli durante la quale  sono emersi clamorosi conflitti di interesse che avrebbero portato ad un maxi finanziamento a favore di una impresa partecipata,  pare all’ombra di un progetto, più redditizio, denominato “Zona Franca”.

“Dopo la conferenza stampa di martedì scorso ho avuto conferma che gli imprenditori campani per anni sarebbero stati soli ad affrontare la loro battaglia contro le ingiustizie.  Noi abbiamo intenzione di ridare dignità alle imprese. Grazie a noi sono partite le verifiche di Bankitalia verso le banche che hanno concesso il finanziamento che poi ha portato ai sub-mutui da cui sarebbe scaturito il disastro del CIS di Nola” – interviene Carmelo Finocchiaro presidente Nazionale di Confedercontribuenti.

Ieri è arrivata la nota di riscontro da Banca d’Italia all’esposto di Confedercontribuenti.

In merito all’attività di intermediario finanziario esercitata dal CIS e la vigilanza sull’operato la nota recita: – “Al riguardo, si rende noto che dalle evidenze di questo Istituto il “CIS”, nel periodo 1/2/2005 – 1/12/2008, risultava iscritto nell’Elenco generale degli intermediari finanziari ex art. 106 T.U.B. L’iscrizione di detti intermediari nel citato elenco non era di per sé sufficiente a garantire la corretta gestione operativa, in quanto la loro attività non era sottoposta al regime di vigilanza prudenziale della Banca d’Italia. Per tali soggetti detto regime è stato introdotto solo dalla riforma operata dal D.Lgs. n. 141 del 2010”.

Per quanto concerne la procedura seguita dalle banche nella concessione del maxi-finanziamento in pool la Banca d’Italia ha interessato gli intermediari trasmettendo copia dell’esposto e invitandoli a fornire risposte adeguate e tempestive”.

Naturalmente questa missiva da parte di Banca d’Italia è solo un tassello di un puzzle i cui pezzi spesso non combaciano e che testimoniano la mancanza di controllo e tutela dell’utente bancario fino al 2010.

“In attesa dell’esito delle indagini  è però stato presentato un accordo di ristrutturazione dallo stesso pool di banche che ha concesso il maxi finanziamento con garanzie immobiliari che sarebbero state estorte agli imprenditori. L’accordo di ristrutturazione prevede la perdita della proprietà dei capannoni e la perdita del diritto di veto del socio in bonis. Una manovra dai caratteri estorsivi  che li porterà inevitabilmente alla chiusura dell’impresa se non si interviene. Noi questo non lo vogliamo!  Abbiamo chiesto giustizia e chiarezza all’autorità giudiziaria, così come consigliato anche nella nota di Banca d’Italia. Assieme al piano di ristrutturazione capestro, non accettiamo neanche l’omertà che sembrerebbe regnare tra l’opinione pubblica e fra i mass media ma auspichiamo che prenda il sopravvento la voglia di verità,  riscatto sociale ed economico di una Terra ricca di potenzialità”- conclude Finocchiaro.

foto-risposta-bankitalia

 

 

 


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