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il Capodanno dei Veneti, bon cao de ano

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I festeggiamenti prendevano il nome di “Bati Marso”
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In Veneto, durante l’epoca della Serenissima, il Capodanno non era celebrato il 1° gennaio come avviene oggi, ma il 1° marzo. Questa tradizione aveva antiche origini, risalenti ai tempi dei Romani che, con la divisione dell’anno, avevano dedicato l’intero mese di marzo a Marte, il Dio della Guerra. Inoltre, festeggiare il Capodanno in primavera era anche l’usanza della popolazione veneta preromanica, che a sua volta aveva ereditato questa consuetudine dagli indoeuropei.
I festeggiamenti in Veneto per questa occasione prendevano il nome di “Bati Marso”. La festa si svolgeva negli ultimi giorni dell’anno e prevedeva di girare per le strade e le piazze, battendo pentole, coperchi e altri strumenti rumorosi per far scappare l’inverno e propiziarsi la primavera, che dava inizio ai lavori agricoli.
Tuttavia, con l’entrata in vigore del calendario gregoriano nel 1582, tutti gli Stati europei adottarono questa nuova modalità di datazione. La Repubblica di Venezia, tuttavia, decise di mantenere il Capodanno il 1° marzo, creando così dei problemi di relazione con gli altri Paesi. Infatti, nei territori della Serenissima, gennaio e febbraio erano l’undicesimo e il dodicesimo mese dell’anno, mentre nel resto d’Europa erano il primo e il secondo. Per ovviare a questo problema, venne creata la datazione “more veneto”, che indicava la data “secondo l’uso veneto”.
La Serenissima mantenne questa pratica di datazione fino alla sua caduta nel 1797, quando venne sconfitta da Napoleone Bonaparte. Dopo la Restaurazione stabilita dal Congresso di Vienna nel 1815, la Serenissima venne inglobata nell’Impero d’Austria e, di conseguenza, si perse anche la tradizione di festeggiare il Capodanno il 1° marzo. Si iniziò così a festeggiare il Capodanno il 1° gennaio come era in uso in Austria e nel resto d’Europa.
In conclusione, la tradizione di festeggiare il Capodanno il 1° marzo in Veneto durante l’epoca della Serenissima era radicata nelle antiche consuetudini della popolazione veneta e rispecchiava il risveglio della natura con l’arrivo della primavera. Nonostante gli sforzi della Repubblica di Venezia per mantenere questa tradizione, alla fine dovette adattarsi al nuovo calendario e alle usanze del resto d’Europa.
Verona e la Repubblica Serenissima
Il periodo veneziano inizia per Verona nel 1405 e dura a lungo. La città è pacificata ma le esportazioni sono limitate e i patrizi veneziani occupano le cariche pubbliche più importanti, lasciando ai veronesi il controllo dell’autogoverno. Nel XVI secolo, l’economia rifiorisce e si costruiscono nuove chiese e palazzi importanti, grazie all’architetto Michele Sammicheli.
All’inizio del XV secolo, Venezia pensa alla creazione di uno stato italiano e per questo motivo il pontefice, i sovrani italiani ed europei si uniscono nella Lega di Cambrai per togliere a Venezia il dominio della terraferma. Nel 1508, i veneziani fortificano le città, creando il primo sistema difensivo di Verona, poi ripreso e potenziato dagli austriaci nell’Ottocento. Venezia subisce le prime sconfitte e si ritira verso Verona ma la città non apre le porte. L’esercito veneto deve quindi passare l’Adige su un ponte di barche e il 31 marzo 1509, i rappresentanti della repubblica veneta sciolgono il giuramento di fedeltà che lega Verona, per salvare la città e richiamare l’esercito a difesa di Venezia.
Verona diventa quindi destinata all’imperatore Massimiliano I che vuole farne la capitale di un futuro regno d’Italia. Dopo essere passata nelle mani di francesi e spagnoli, la città torna alla Serenissima e ricomincia un rinnovato periodo di pace, interrotto questa volta non da una guerra ma da una devastante epidemia di peste che colpisce nel 1630.
All’inizio del Settecento, le guerre tornano. Nel 1701, la guerra di successione spagnola mette uno contro l’altro Francia e Austria, mentre la repubblica veneta rimane neutrale, anche se rafforza il presidio a Verona. I francesi tentano di fermare la discesa nemica attraverso il Brennero, violando la neutralità veneta, ma vengono sconfitti dal principe Eugenio di Savoia che risale con 25.000 soldati austriaci le pendici dei monti Lessini e si dirige verso Legnago, costringendo i francesi a ritirarsi oltre il Mincio.
Nel maggio del 1796, le idee rivoluzionarie di Napoleone sconvolgono la tranquillità dei veronesi: gli austriaci in guerra contro di lui occupano Peschiera, violando la neutralità veneta, e il generale francese ne approfitta per muovere verso Verona e occuparla il 1° giugno 1796.
Fonte: https://www.ilgiornale.it/news/societ/oggi-veneto-cao-de-ano-ecco-cos-