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Eraclìto. La dottrina dell’unità dei contrari

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di Gianni De Iuliis

«L’opposto concorde e dai discordi bellissima armonia».

«Polemos è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi. Bisogna però sapere che la guerra è comune (a tutte le cose), che la giustizia è contesa e che tutto accade secondo contesa e necessità».

«Congiungimenti sono intero e non intero, concorde discorde, armonico disarmonico, e da tutte le cose l’uno e dall’uno tutte le cose. Non comprendono come, pur discordando in se stesso, è concorde: armonia contrastante, come quella dell’arco e della lira. Una e la stessa è la via all’in su e la via all’in giù».

(Eraclito)

In questi frammenti troviamo la teoria più originale e più documentata di Eraclito (535 a. C. – 475 a. C.), quella dell’unità dei contrari.

La legge del reale risiede nella stretta connessione dei contrari, nel senso che il mondo è il teatro della lotta dei contrari tra di loro, è un’opposizione perenne e cosmica.

Ma nel contempo i contrari non possono stare l’uno senza l’altro, nel senso che vivono solo in virtù dell’altro: un elemento, o un fenomeno, o un ente non può essere senza il suo contrario (la fame senza la sazietà non avrebbe consistenza ontologica; la salute senza la malattia; la virtù senza il vizio etc.).

La lotta degli enti tra loro, la lotta di una realtà con il suo contrario può sembrare in apparenza disordine, caos, ma in realtà manifesta una sua interiore razionalità, poiché un ente non è senza il suo opposto.

(25. Continua)