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Cosa sarebbe la musica senza Beethoven?

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di Ettore Minniti

Il 16 dicembre 1770, 250 anni orsono, nasceva a Bonn Ludwig van Beethoven (deceduto a Vienna il 26 marzo 1827). L’infanzia di Beethoven fu triste e disagiata. Non solo la sordità, ma anche il
rapporto difficile con il padre, musicista anche lui: Johann Beethoven, un uomo dedito all’alcool, motivo di costante umiliazione per i suoi familiari, voleva solo sfruttare le doti artistiche del figlio prodigio. È in questa drammatica situazione familiare che Beethoven sviluppò una sorta di venerazione per il nonno paterno, direttore d’orchestra.
Alla vana ricerca di origini diverse da quelle familiari si aggiunge, nella vita di Beethoven, quella altrettanto infelice di una donna con cui condividere un progetto di vita coniugale.
Aveva un carattere difficilmente gestibile. Johann Georg Albrechtsberger, suo insegnante di armonia e contrappunto, consigliava di “… non avere niente a che fare con Beethoven: non ha imparato assolutamente nulla e non farà nulla di decente”.
Amava ascoltare la musica di Mozart.
Alla vana ricerca di origini diverse da quelle familiari si aggiunge, nella vita di Beethoven, quella altrettanto infelice di una donna con cui condividere un progetto di vita coniugale.
Aveva un carattere difficilmente gestibile. Johann Georg Albrechtsberger, suo insegnante di armonia e contrappunto, pare ebbe a consigliare di “(…) non avere niente a che fare con Beethoven: non ha imparato assolutamente nulla e non farà nulla di decente”.
Amava ascoltare la musica di Mozart.
Poi, il grande compositore Ludwig van Beethoven divenne sordo. Per ascoltare gli attori a teatro era costretto ad avvicinarsi all’orchestra. La crescente sordità tuttavia lo gettò in uno stato di profonda prostrazione, tant’è che nel 1802 lo spinse persino a tentare il suicidio.
La depressione lo portò ad isolarsi compromettendo molte relazioni sociali e affettive.
Nonostante le traversie personali, egli incarna la nuova figura del compositore moderno: con lui l'espressione dell'interiorità dell’artista e delle sue dolorose vicende esistenziali divengono protagoniste. Con la sua creazione musicale diviene attore di una nuova coscienza storica e morale che aderisce ai grandi
ideali di libertà e giustizia emersi dalla Rivoluzione francese.
Musica che, appagando tale anelito in forme di sovrana bellezza, costituisce unadelle somme manifestazioni estetiche del genio, pari soltanto, nell’epoca moderna, a quella di;un Michelangelo e di uno Shakespeare. Come compositore sentì la necessità di;una armonia tra arte, pensiero e idealità morale.
Beethoven continuò a comporre: la celebre nona sinfonia con l’Inno alla gioia fu scritta nel 1824 nonostante la sua sordità. La ‘nona’ è un inno alla divina gioia, alla solidarietà tra gli uomini. Una rievocazione, una fede, un auspicio.Oggi, appare lecito porsi la domanda: cosa sarebbe la musica senza Beethoven?


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