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Carceri: Ucpi, rimedi immaginati dal governo del tutto inidonei

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“Non c’è più tempo…”. Si intitola così la nota della Giunta e dell’Osservatorio Carcere dell’Unione delle camere penali italiane.
“Non si tratta più di tutelare solo la dignità dei condannati ma di preservarne la vita – si legge nel documento – Dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere avevamo denunciato il rapporto fra simili terribili eventi e le parole d’ordine e gli slogan di una politica irresponsabile che ignorando i valori intangibili della dignità del condannato e delle finalità delle pene ritiene che il condannato possa essere ridotto ad una cosa lasciata a marcire. Collocando così il carcere al di là dei confini della civiltà e del rispetto della persona”. “Ma i fatti di Reggio Emilia nella loro ulteriore atrocità – continuano Giunta e Osservatorio Carcere Ucpi – appaiono tanto più allarmanti perché, oltre che rispondere a quel medesimo contesto culturale, costituiscono l’evidente esito di una politica che ha da tempo abbandonato il carcere al suo destino e dimostrano come sia totalmente errato l’avere intrapreso una strada volta a privilegiare l’aspetto contenitivo e afflittivo della pena, la funzione autoritaria e securitaria del regolamento penitenziario e del trattamento, introducendo con il pacchetto sicurezza norme contrarie ad ogni principio di civiltà giuridica. Così come contrarie ad ogni principio di dignità e di umanità sono le condizioni nelle quali sono costretti a vivere i detenuti, condannati a pene definitive e in attesa di giudizio, spesso in condizioni di oggettiva illegalità per carenza dei minimi presidi igienici, sanitari e psichiatrici e troppo spesso ridotti in uno stato di disperazione e di abbandono”.
“Abbiamo appena finito di denunciare – conclude la nota – con tre giorni di astensione dalle udienze il numero e la frequenza atroce dei suicidi nei luoghi di detenzione, carceri e Cpr, ed un ennesimo suicidio di un giovane detenuto si è compiuto nel carcere di Latina. Denunciamo l’assoluta inidoneità dei rimedi sino a oggi immaginati dal governo, l’assenza dei più volte sollecitati interventi urgenti volti alla eliminazione del fenomeno del sovraffollamento in continuo drammatico aumento e l’insistenza su politiche giudiziarie e legislazioni irrazionali e dannose che vanno in senso contrario ai valori e ai principi che devono governare la necessaria e urgente riforma dell’esecuzione penale e tutelare la dignità e la vita di tutti i detenuti. Non c’è più tempo…”. (AGI)

RED/BAS