A lui si deve il debutto in serie A di Francesco Totti a 16 anni nella Roma, la rinascita a Brescia di Roby Baggio e di Giuseppe Signori a Bologna, lo spostamento di Andrea Pirlo nel ruolo di regista.
Dopo aver giocato nelle giovanili della Roma e poi nei dilettanti del Latina esordì in Serie A il 31 maggio 1959 in Fiorentina-Roma (1-1) e giocò l’ultima di campionato Roma-Talmone Torino (4-1). L’anno seguente passò, sempre in Serie A, alla Spal poi si trasferì in Serie C nelle fila del Siena. L’anno seguente andò alla Del Duca Ascoli, club in cui giocò per nove anni, dal 1960 al 1969, e dove collezionò 219 presenze, quasi tutte da capitano. La sua ultima stagione da calciatore, quella 1968-1969, fu anche la sua prima da allenatore, sempre dei bianconeri.
Per Mazzone l’incontro determinante fu con un uomo molto simile a lui, il presidente dell’Ascoli Costantino Rozzi, persona verace, sanguigna, appassionata che gli affidò temporaneamente per due volte la conduzione della prima squadra: il 24 novembre 1968 l’esordio in panchina in sostituzione di Malavasi, poi il 4 maggio 1969 al posto di Capello e fino alla fine del campionato di Serie C. Nel campionato seguente Mazzone, nella penultima giornata di andata, sostituì fino al termine della stagione l’allenatore Eliani e portò la squadra per la prima volta nella sua storia in testa al campionato, sfiorando la promozione. Rimase all’Ascoli fino al 1975 e in questo periodo, con due promozioni in tre anni, portò la squadra dalla Serie C alla massima serie. Nel campionato 1974-1975 ottenne la prima di molte salvezze in Serie A. Nel 2000 l’avventura forse più bella di Carlo Mazzone: venne chiamato alla guida del Brescia dove, convinto proprio da lui, arriverà Roberto Baggio. Con il ‘Divin codino’ si instaurò un legame di tale empatica che lo stesso calciatore al momento della firma del contratto con le rondinelle fece inserire una clausola che gli avrebbe permesso di rescinderlo nel caso in cui Mazzone avesse cambiato squadra. Un episodio probabilmente vero, raccontato nel film ‘Divin codino’ di Letizia Lamartire trasmesso su Netflix, sottolinea la fiducia assoluta che Mazzone riponeva – ben ripagata – nel campione: “Volete sapere come giocheremo? Semplice: dirò ai miei giocatori di dare la palla a Baggio che ci pensa lui”. Il binomio Mazzone-Baggio portò il Brescia alla serie record di quattro salvezze consecutive e la qualificazione alla Coppa Uefa sfiorata nel 2001, quando il club lombardo fu sconfitto dal Paris Saint-Germain nella finale dell’Intertoto. Il 30 settembre 2001 fu memorabile quanto controversa la polemica corsa di Mazzone verso la curva dei tifosi dell’Atalanta, dove il tecnico festeggiò il gol del 3-3 siglato da Rinaldi (autogol seguito a una punizione calciata da Roberto Baggio). Mazzone alla guida del Brescia, in uno dei momenti più famosi della sua carriera: la corsa a mostrare il pugno sotto la curva atalantina il 30 settembre 2001, dopo il pareggio dei suoi allo scadere (con Baggio).Tornato per la terza volta al Bologna nel 2003-2004, ha ottenuto una salvezza e una retrocessione dopo gli spareggi alla fine della stagione 2004-2005. L’anno seguente, esattamente il 7 febbraio 2006 è stato chiamato ad allenare il Livorno, sesto in Serie A, per sostituire Roberto Donadoni. Mazzone ha concluso il rapporto con la società toscana alla fine della stagione e a quasi 70 anni di età. Il successivo 18 marzo, in occasione di Livorno-Juventus, ha eguagliato il record di 787 presenze in panchina in Serie A di Nereo Rocco e lo ha successivamente battuto, giungendo a fine stagione a 792 presenze in serie A. Quella sulla panchina del Livorno è stata l’ultima esperienza del tecnico romano.
Amatissimo dal pubblico e dai suoi giocatori per il suo carattere e la sua passionalità, ebbe da parte di quello che sarebbe diventato l’allenatore più importante del mondo, Josep Guardiola che allenò al Brescia insieme a Baggio e Andrea Pirlo (che grazie a lui scoprì il ruolo di regista), che fu invitato nel 2009 alla finale di Champions League tra Barcellona e Manchester Utd dall’allora allenatore blaugrana: Mazzone accettò volentieri dichiarando apertamente di tifare per la squadra spagnola. Guardiola, al termine della partita, dedicò la vittoria a Paolo Maldini, ritiratosi da poco, e proprio al suo maestro Carlo Mazzone, dicendosi orgoglioso di averlo avuto come tecnico, nonché di ispirarsi al suo credo calcistico. (AGI)