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20 luglio 1578, l’arresto e il massacro della setta omosessuale della basilica di San Giovanni a Porta Latina

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Michel de Montaigne, lo scrittore, filosofo e politico francese vissuto nella metà del XVI secolo, nel suo “Giornale di Viaggio in Italia” pubblicato da noi per i tipi della Rizzoli 60 anni fa, ci racconta, appuntandola alla data del 18 marzo 1581, una vicenda realmente accaduta a Roma nell’anno 1578 con queste parole: “Di ritorno da San Pietro m’imbattei in un tale che gentilmente mi pose al corrente di due faccende: che i portoghesi facevano l’obbedienza la settimana della Passione; e che in quel giorno la chiesa prescelta era San Giovanni Porta Latina, nella quale non molti anni addietro alcuni portoghesi s’erano riuniti in una curiosa confraternita, e durante la messa si sposavano uomini con uomini, attenendosi alle stesse cerimonie che usiamo noi per le nozze: si comunicavano insieme, leggevano il medesimo vangelo nuziale e poi dormivano e abitavano assieme. Gli esperti romani asserivano che, siccome l’altra riunione fra maschio e femmina è resa legittima da un’unica circostanza, la celebrazione del matrimonio, era parso a quella brava gente che quest’altro atto sarebbe divenuto del pari legittimo qualora si fosse ricorso ai riti e ai sacramenti della Chiesa. Otto o nove portoghesi di quella bella confraternita finirono bruciati”.

Storicamente i fatti a cui De Montaigne si riferisce sono noti anche se poco ricordati. Il 20 luglio 1578, era un giovedì, regnando Papa Gregorio XIII, le guardie papaline, forse allertate da una soffiata, si appostarono dietro le colonne della Chiesa di San Giovanni a Porta Latina, una bellissima Basilicata tra le più antiche di Roma, allora come adesso nascosta nel verde tra le Terme di Caracalla e l’Appia Antica, e sorpresero in flagranza un gruppo di undici persone, in gran parte portoghesi e tutti di sesso maschile, intenti a scambiarsi effusioni amorose mentre un frate vestito dei sacri paramenti dall’altare celebrava il sacro rito del matrimonio coniugando due uomini.

Furono tutti arrestati e rapidamente processati. La setta religiosa a cui appartenevano fu immediatamente sciolta e otto persone degli undici arrestati furono condannati a morte per impiccagione perché rei di sodomia e profanazione dell’istituto matrimoniale. I corpi degli impiccati furono successivamente dati alle fiamme come per cancellare col fuoco la loro grave colpa. Tra i tre che si salvarono dalla morte vi fu il frate celebrante forse per nascondere il sigillo della Chiesa alla pratica del matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Storie di altri tempi e, forse di un’altra Chiesa. In ogni caso storie che ritornano di attualità ogni qualvolta la Chiesa è travolta dagli scandali legati alla pedofilia o dalla scomparsa misteriosa di cittadini con passaporto Vaticano. Ma anche storie che ci fanno riflettere sulle cose dei nostri giorni e sui nuovi corsi che l’umanità si trova ad affrontare con la celerità del nuovo millennio.

Di Franco Seccia

Fonte: agenziacomunica.net/