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Tutte le restrizioni in vigore nei Paesi colpiti dal coronavirus

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L’emergenza coronavirus riguarda pressoché tutti i paesi del mondo (e la mappa sul contagio messa a punto dalla Johns Hopkins University lo rende evidente anche a uno sguardo disattento). Alcune nazioni fanno registrare dati significativamente superiori agli altri, ma la pandemia è da tempo un problema globale. Non tutti i governi del mondo hanno reagito allo stesso modo, ma oramai le misure drastiche necessarie a limitare la diffusione del virus si stanno diffondendo un po’ dappertutto. In questo articolo riassumiamo le norme in vigore, oltre che in Italia, anche in Spagna, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti. Prima di entrare nello specifico delle misure ricordiamo la situazione a livello nazionale dei diversi paesi.

Spagna: il 14 marzo il governo di Madrid ha annunciato lo stato di emergenza che rimarrà in vigore per quindici giorni :si tratta di misure rigorose, come quelle adottate dal governo di Giuseppe Conte, e forse ancor di più (come vedremo, è proibito anche fare jogging nei parchi). 

Francia: da mezzogiorno del 17 marzo è in vigore un vero e proprio ‘lockdown’, anche in questo caso molto simile a quello italiano. 

Germania: al momento si è optato per un approccio misto, in cui il governo ha imposto alcune limitazioni mentre su altri aspetti ha scelto finora di fare affidamento sul senso di responsabilità dei singoli cittadini. Le misure adottate sono simili per certi versi simili a quelle delle prime ore dell’emergenza in Italia: le scuole sono chiuse, ma i ristoranti rimangono aperti fino alle 18. Alcune città e alcuni Lander, tuttavia, hanno già optato per norme più severe: la Baviera è stato il primo ad annunciare un vero e proprio ‘lockdown’, in vigore dalla mezzanotte del 21 marzo. E il capo della cancelleria di Berlino, Helge Braun, ha messo in guardia i cittadini: “Valuteremo il comportamento delle persone questo fine settimana” (il 21-22 marzo), ha detto a Der Spiegel (il contenuto dell’intervista è stato riportato da Deutsche Welle in lingua inglese). “Sabato è un giorno decisivo e lo terremo d’occhio”. Come a dire: usate il buonsenso, o scatterà la serrata totale anche in Germania.

Regno Unito: negli ultimi giorni il governo di Londra è corso ai ripari dopo le sparate di Boris Johnson che, il 12 marzo scorso, aveva invitato i cittadini britannici a prepararsi a “perdere i propri cari prima del tempo” a causa del coronavirus. Da allora la situazione è peggiorata in maniera sensibile, al punto che è stato ordinata la chiusura delle scuole a partire dal 23 marzo. Ma il ‘lockdown’ è ancora un’ipotesi piuttosto remota.

Stati Uniti: dall’altra parte dell’Atlantico la gestione dell’emergenza è demandata ai singoli stati, quando non alle singole città. A decidere, insomma, sono le autorità locali, mentre la Casa Bianca ha finora reso note soltanto alcune linee guida per far fronte al virus. Si tratta di un documento intitolato ‘15 giorni per rallentare la diffusione’, pubblicato il 16 marzo, nel quale, al punto numero uno, si raccomanda di “ascoltare e seguire le direttive delle autorità locali”. Per il resto, la presidenza si limita a raccomandare il distanziamento sociale e a evitare assembramenti di più di dieci persone. Il governo federale ha anche messo a punto un sito web dove vengono raccolte informazioni: anche in questo caso, però, ci si limita a raccomandazioni. 

Le scuole: chiuse o aperte?

In Italia le scuole di ogni ordine e grado sono chiuse fino al 3 aprile del 2020.  

In Spagna il governo ha raccomandato la chiusura degli istituti, un invito raccolto da tutte le comunità autonome. A casa ci sono quasi 8 milioni di ragazzi

In Francia le scuole sono chiuse dal 16 marzo e fino a nuovo avviso (a eccezione di alcuni territori d’oltremare come la Polinesia Francese e la Nuova Caledonia).

In Germania, dove dall’inizio della settimana del 16 marzo le scuole sono chiuse, le lezioni dovrebbero riprendere dopo le vacanze di Pasqua, ovvero dopo il 20 aprile

In ritardo di circa una settimana rispetto a molti paesi europei – e addirittura di un mese rispetto ad alcune aree del Nord Italia – anche il Regno Unito ha deciso di chiudere le scuole. Le lezioni che si terranno nel pomeriggio di venerdì 20 marzo saranno le ultime, poi da lunedì scatterà lo stop alla didattica negli istituti. Per questo motivo, al momento l’unico paese europeo a non aver ordinato la chiusura è la Bielorussia. A livello globale, sono più di cento i paesi ad aver interrotto la didattica tradizionale: questa mappa dell’Unesco è emblematica. 

Negli Stati Uniti, come detto, la questione è più complicata da decifrare e le decisioni dipendono dai singoli stati. Di certo c’è che, nelle linee guida pubblicate il 16 marzo dalla Casa Bianca, si legge che “le attività scolastiche possono accelerare la diffusione del coronavirus”, e per questo motivo il governo federale raccomanda ai governatori degli stati che “hanno prove della trasmissione del virus all’interno della comunità” di chiudere gli istituti. 

Per avere un’idea della situazione statunitense si può monitorare il portale Education Week, che tiene traccia delle chiusure delle scuole pubbliche a livello nazionale. Il Kansas ha annunciato lo stop all’intero anno accademico, mentre sono soltanto sei gli stati che ancora non hanno deciso in questo senso: si tratta di California, Idaho, Wyoming, Nebraska, Iowa e Maine. I dati aggiornati alla serata del 19 marzo rivelano che 47,9 milioni di studenti (sui 56,6 milioni totali) sono a casa.

Negozi di prima necessità aperti dappertutto

In Italia sono aperti soltanto gli esercizi che vendono beni essenziali (per approfondire abbiamo messo a punto un vademecum). 

La Moncloa, cioè il governo spagnolo, ha adottato misure simili a quelle italiane per quanto riguarda i negozi che vendono beni di prima necessità, come supermercati e negozi di alimentari: tutti questi esercizi commerciali rimangono aperti. 

Come detto all’inizio dell’articolo, da mezzogiorno del 17 marzo anche Oltralpe sono stati chiusi i negozi: rimangono aperti quelli che vendono beni di prima necessità, come alimentari e supermercati, macellerie e panetterie, ma gli avventori devono rispettare la distanza di sicurezza di un metro o indossare una mascherina. 

Anche in Germania c’è stata la stretta sugli esercizi commerciali: dopo le parole della cancelliera Angela Merkel, che ha parlato di “misure senza precedenti” riferendosi alle mosse del governo di Berlino contro il coronavirus, rimangono aperti i negozi che forniscono beni essenziali, i quali sono tenuti a garantire “condizioni di igiene, controllo degli accessi ed eliminazione delle code”. 

Nel Regno Unito, in virtù delle mosse del premier Boris Johnson che il 16 marzo ha chiesto ai cittadini di “evitare contatti sociali” senza però ordinare lo stop ad alcuna attività, la vita prosegue in maniera tutto sommato normale. I negozi possono rimanere aperti, sia quelli che vendono beni alimentari che gli altri. 

Situazione simile negli States, dove non ci sono norme valide sull’intero territorio nazionale sull’apertura degli esercizi commerciali. La scelta ricade sui singoli proprietari o sulle catene a cui appartengono: grandi marchi, come Nike e Apple, hanno annunciato la chiusura dei propri store anche negli Stati Uniti

Bar, ristoranti e pub. Le polemiche a Londra

Da giorni, ormai, gli italiani sono abituati a rinunciare alle proprie abitudini, come il caffè al bar o a una cena fuori: tutti questi esercizi infatti sono chiusi. Anche in Spagna è arrivato lo stop agli aperitivi, o per meglio dire alle tapas: il governo, con il decreto con il quale ha dichiarato lo stato di emergenza, ha ordinato la chiusura per quindici giorni dei locali che somministrano cibo. Allo stesso modo rimangono chiusi teatri, cinema e biblioteche. 

Allo stesso modo anche in Francia sono chiusi ristoranti, bar, e tutti gli esercizi che non rientrano tra quelli che forniscono beni di prima necessità. 

La Germania, come detto, è un passo indietro: bar e ristoranti possono rimanere aperti, ma soltanto fino alle 18 (una misura simile a quella in vigore in Italia prima della serrata totale). Diverso il caso della Baviera, dove dal 21 marzo scatterà la serrata: è il primo Lander tedesco a farlo. 

Cinema, pub e ristoranti sono invece aperti nel Regno Unito. Una decisione che ha suscitato polemiche: il critico culinario Jay Rayner ha definito “incredibilmente incosciente” la decisione del governo di non ordinare la chiusura e di lasciare la scelta ai singoli esercenti la decisione, perché in questo modo gli esercenti non hanno possibilità di far ricorso ad assicurazioni o ammortizzatori sociali. Così facendo, ha scritto su Twitter, molti sfidano il virus e tengono aperto pur di non rinunciare ai ricavi. 

Negli Stati Uniti, i governatori di una mezza dozzina di stati hanno già optato per ordinare la chiusura di ristoranti e bar: tra questi ci sono New York, California e Massachusetts e Washington. 

Luoghi di culto: una situazione variopinta

In Italia, lo ricordiamo, le funzioni religiose sono sospese, mentre i luoghi di culto possono rimanere aperti rispettando le misure di distanziamento sociale necessarie a limitare il contagio. 

In Spagna, invece, le celebrazioni proseguono. Sono state comunque predisposte alcune misure di sicurezza: in particolare l’accesso ai luoghi di culto e la partecipazione alle cerimonie civili e religiose, compresi i funerali, sono subordinati all’adozione di misure organizzative che consistono nell’evitare gli afffollamenti. Va insomma rispettata la distanza tra loro di almeno un metro tra le persone. 

La linea adottata dalla Francia è pressoché uguale a quella italiana: luoghi di culto aperti, ma funzioni sospese.

In Germania sono vietati gli assembramenti nei luoghi di culto, come chiese, moschee e sinagoghe. La gestione pratica è compito dei singoli stati.

Di fronte alla decisione di Johnson di non intervenire con direttive di governo, si è invece mobilitata la Chiesa Anglicana: in una lettera del 17 marzo, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e quello di York John Sentamu hanno scritto che è giunto il momento di sospendere le celebrazioni fino a nuovo avviso. 

Anche dall’altra parte dell’Oceano le diverse comunità religiose hanno cominciato a prendere provvedimenti in autonomia, pur senza che il governo federale abbia stabilito norme specifiche in materia. 

Questione parchi: in Spagna si rischia la multa

In Italia la chiusura dei parchi viene stabilita singolarmente dai Comuni. Al momento, infatti, non vi è alcuna norma specifica a livello nazionale. 

Anche in questo caso la Francia ha sposato la linea di Roma: non c’è alcuna norma che ordina la chiusura dei parchi, ma alcune città stanno procedendo autonomamente: il sindaco di Parigi, ad esempio, ha annunciato che avrebbe chiuso i giardini pubblici. 

Leggermente diverso il discorso in Spagna, dove è stato vietato fare jogging all’aperto. Per chi va a correre nei parchi, insomma, scatta la multa. 

Anche in Germania i parchi rimangono chiusi, compresi i parchi giochi per bambini. Niente stop invece nel Regno Unito, dove come detto i cittadini sono stati solamente invitati a evitare occasioni di contatto sociale. Stessa cosa per gli Usa, dove vanno evitate le occasioni di assembramento con più di dieci persone. 

Attività parlamentare: la Francia è quasi ferma

L’emergenza sanitaria sta avendo effetti anche sull’apertura dei parlamenti: quello italiano, come spiegato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, “non è chiuso, ha un’apertura limitata”. La prossima seduta a Montecitorio sarà mercoledì 18 marzo alle ore 15. Un’ora più tardi ci sarà la riunione al Senato.

A Madrid, invece, Congresso e Senato spagnoli sono fermi fino alla fine della settimana del 29 marzo, con solo un paio di eccezioni che prevedono comunque il voto elettronico, senza cioè il bisogno di recarsi in Aula. 

Rallenta anche in Francia l’attività parlamentare: il 17 marzo l’Assemblea Nazionale (la camera bassa del Parlamento) ha stabilito che proseguiranno soltanto “le discussioni dei testi urgenti e indispensabili legati alla crisi coronavirus” e il controllo sulle azioni del governo, mentre tutte le altre attività sono sospese. Ridotta all’osso la partecipazione: per scongiurare il contagio all’interno delle istituzioni (ma alcuni ministri sono già risultati positivi al virus) ogni gruppo politico sarà rappresentato, durante i dibattiti in commissione e nell’emiciclo, dal presidente del gruppo e da due deputati. 

Al Bundestag, il parlamento tedesco, da giorni sono sospese le visite dei turisti, ma attualmente non risultano modifiche alle attività parlamentari. Nessun cambio di programma nemmeno a Londra, dove la vita prosegue senza che il governo abbia adottato misure particolarmente impattanti, né a Washington. 

Lo sport unisce tutti: stop ovunque

A unire tutti i paesi c’è lo sport: le gare sono sospese un po’ dappertutto, a cominciare dall’Italia dove il calcio è ad esempio fermo fino al 3 aprile. Altrettanto ha fatto la Spagna: il campionato è fermo per le prossime due giornate e la situazione verrà valutata nuovamente il 25 marzo. Sport paralizzato in Francia, dove la Ligue 1 è sospesa fino a nuove decisioni e la finale di Coppa di Lega tra Paris St Germain e Lione, fissata per il prossimo 4 aprile, è stata rinviata. Lo stop agli eventi sportivi coinvolge anche la Germania (niente calcio fino al 2 aprile) e Regno Unito, che si allinea al resto d’Europa e congela i campionati fino al 4 aprile. Anche gli Stati Uniti, infine, hanno optato per lo stop: non c’è ancora una data per rivedere sul parquet i campioni di pallacanestro dell’Nba, fermo dall’11 marzo, e neppure quella del ritorno sul ghiaccio delle stelle dell’Nhl (il campionato di hockey). Il football americano, invece, aveva già concluso la sua stagione, ma il draft delle migliori promesse dei college – l’evento clou della primavera in programma ad aprile – si svolgerà a porte chiuse e senza pubblico.

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Fonte: estero agi


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