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Tennis: mai nessuno come Sinner in Italia, n.4 mondo a 22 anni

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Jannik Siner ce l’ha fatta. Il primo tassello della sua magnifica avventura sportiva viene messo dall’altra parte del mondo, in quel di Pechino, dove battendo il n.2 del mondo Carlos Alcaraz con un perentorio 7-6 6-1 raggiunge la finale del torneo Atp 500 conquistando, al contempo, la quarta piazza nella classifica mondiale del tennis. Così in alto, da quando esiste la classifica Atp (23 agosto 1973), c’era stato solo un altro tennista italiano, Adriano Panatta nel suo mirabile 1976 quando vinse i tornei di Roma e Parigi e la Coppa Davis. Ma lui di anni ne aveva 26 mentre Sinner ne ha appena 22. Per l’altoatesino, Jannik ‘il rosso’, nato a San Candido in provincia di Bolzano il 16 agosto 2001, una carriera fulminante e la conferma – ora anche sancita anche dal computer – di essere uno dei più forti tennisti al mondo e quello, insieme ad Alcaraz, che sembra destinato a dominare le scene nei prossimi anni (‘highlander’ Djokovic permettendo).
Proprio il fenomeno spagnolo, di quasi due anni più giovane dell’italiano, capace di mettere in bacheca già due trofei dello Slam – Us Open e Wimbledon – apparso a tratti imbattibile in molte sue esibizioni sul campo da tennis, è il rivale con cui Sinner si esalta. E con lui anche lo spettacolo.

Malgrado siano giovanissimi, Carlos e Jannik si sono incontrati, con oggi, già sette volte, per una rivalità che sembra destinata a ricalcarne altre che hanno fatto la storia di questo sport (da McEnroe-Borg a Sampras-Agassi fino ad arrivare a Nadal-Federer, Djokovic-Federer e Nadal-Djokovic, rivalità-record con 59 sfide dal 2006 con il tennista serbo n.1 del mondo in vantaggio 30-29). Una rivalità sana e bellissima, oltre che sempre imprevedibile: con la vittoria a Pechino ora Sinner conduce 4-3 sul murciano, a riprova che il suo gioco è uno di quelli che Alcaraz soffre di più nel circuito.
Per l’azzurro, dopo le tante critiche (spesso ingiuste e forse anche strumentali) mossegli da più parti per aver dato forfait in Coppa Davis (dove ci ha salvato l’outsider Matteo Arnaldi), questo risultato – finale Atp Pechino e n.4 ranking mondiale – la dice lunga su come lui e l’equipe di cui si è circondato sa gestire il suo talento. E’ una macchina perfetta che, come fanno tutti i grandissimi campioni, programma il lavoro e gli obiettivi in maniera meticolosa ottenendo risultati eccezionali in tempi rapidissimi. Nulla può – deve – distoglierlo dai suoi obiettivi. Vincere, salire in classifica, diventare il simbolo di questo sport non solo in Italia. Lo aiuta la simpatia che traspare dal suo aspetto austroungarico, con le lentiggini e quella chioma rossa, con un’inflessione bolzanina (tedesca) e la pelle chiarissima. Ora che ha eguagliato dopo 47 anni Panatta, Sinner è tornato l’orgoglio d’Italia che ha aspettato quasi mezzo secolo per ritrovare un campione di tennis di livello superiore.     Dimenticate le critiche per la Coppa Davis e il presunto non attaccamento alla bandiera, ora tutti a esaltare il talento altoatesino e sognare che, oltre alla posizione in classifica di Panatta, possa anche conquistare come ha fatto il tennista romano un torneo del Grande Slam. E la strada sembra sia quella giusta. (AGI)
CAU