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«Svezia a una svolta come trent’anni fa L’adesione alla Nato è ormai nei fatti»

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Bildt, ex premier di Stoccolma: «Chi è scettico ci sta ripensando, come successe per l’ingresso nella Ue Non siamo più neutrali da tempo, ora serve la difesa»
Paolo Valentino
“Armi e minacce È tutto cambiato in fretta E buona parte delle armi anticarro date a Kiev sono partite dai nostri depositi “Il futuro La Russia sarà indebolita dalle azioni di Putin. Solo dopo di lui ci potrà essere una relazione stabile
«La richiesta di adesione di Svezia e Finlandia alla Nato è un processo in corso in entrambi i Paesi. Non c’è ancora una decisione, ma tutto punta in quella direzione. Penso che per quanto ci riguarda il passo verrà fatto entro la fine di maggio». Carl Bildt è stato premier e ministro degli Esteri svedese. Leader dei moderati, il partito liberal-conservatore, da capo del governo ha legato il suo nome all’adesione a tempo di record della Svezia all’Unione Europea nel 1995.
In che modo la guerra in Ucraina cambia la situazione della sicurezza nell’intero quadrante europeo?
«Per Svezia e Finlandia la cambia in modo fondamentale. La Russia è sempre più imprevedibile. Putin ha dimostrato di voler usare il suo potere militare in modi che nessuno di noi si sarebbe aspettato. Dopo qualche esitazione iniziale, entrambi i Paesi hanno deciso l’invio di materiale militare all’Ucraina, riconoscendo che è in gioco la sicurezza di tutta l’Europa. Buona parte delle armi anticarro consegnate a Kiev venivano dai depositi svedesi. La scelta ora è tra una incerta posizione mediana e il riconoscimento
di una nuova realtà, il cui corollario non può essere che l’adesione alla Nato. Anche perché in questa crisi tutti hanno notato che gli Stati Uniti hanno tracciato una linea netta tra Paesi coperti dalla difesa collettiva dell’articolo 5 e quelli che non lo sono».
Quindi, come lei ha scritto, non c’è più ritorno al passato di una illusoria neutralità?
«Abbiamo entrambi rinunciato alla neutralità già nel 1995, scegliendo di far parte dell’Unione Europea. Successivamente siamo entrati nella Partnership for Peace con la Nato. Ma quando dopo il 2008 cominciò a diventar chiaro che Putin si avviava verso una deriva revanscista, è iniziato un dibattito interno. Sia Svezia che Finlandia hanno intensificato il loro rapporto di cooperazione con la Nato fino al massimo possibile esclusa l’adesione e iniziato una stretta collaborazione bilaterale nella difesa, poi estesa alla Norvegia, che è membro dell’Alleanza. Ora però come ho detto la situazione è radicalmente mutata».
Ma l’opinione pubblica svedese seguirà?
«Sì. Il sostegno popolare attualmente è più forte in Finlandia che in Svezia, ma la situazione è in movimento e il numero dei favorevoli anche da noi è in costante crescita».
In Svezia tutti guardano ai socialdemocratici della premier Magdalena Andersson, che sembra cauta anche nella prospettiva delle elezioni di settembre.
«Penso che da noi una decisione sull’adesione alla Nato verrà presa prima delle elezioni così da togliere il tema dalla campagna. Ma lei ha ragione: le esitazioni sono soprattutto quelle interne ai socialdemocratici, che ancora poche settimane fa si eran dichiarati opposti a qualsiasi movimento in direzione della Nato. Ora però è iniziato un dibattito interno, un confronto tra la generazione più anziana e quella più giovane, che guarda al mondo con uno sguardo più fresco e libero da vecchi riflessi. Ho pochi dubbi che l’esito sarà una svolta a U, sul modello di quella che contribuì alla nostra adesione all’Ue quasi trent’anni fa».
I due processi di Svezia e Finlandia sono interconnessi?
«Sono politicamente separati, ma legati in termini strategici: siamo la stessa regione, abbiamo profondi rapporti storici e una intensa cooperazione economica e militare. Quindi sì, sono interconnessi. È chiaro che il tema della sicurezza sia più sentito in Finlandia, che è stata parte dell’impero russo e ha dovuto combattere una guerra contro l’Unione Sovietica. La loro percezione è più profonda della nostra. E sulla Nato possono fare da apripista».
Come membri dell’Unione Europea, Svezia e Finlandia sono coperte dalla garanzia di sicurezza dell’articolo 47.7 del Trattato di Lisbona. Perché non basta?
«Perché se guardiamo alle realtà militari, i due Paesi rilevanti per la sicurezza di Svezia e Finlandia sono gli Stati Uniti e il Regno Unito, nessuno dei quali è membro dell’Ue, che non ha ancora sviluppato una struttura militare e una capacità di deterrenza verso la Russia. Sono convinto che debba farlo, ma per questo ci vorrà tempo».
Ci sarebbe un periodo critico tra la domanda e l’adesione, nel quale non avreste ancora la garanzia di sicurezza dell’Articolo 5. Non vede rischi?
«La garanzia finale decisiva è quella degli Usa e penso che questi tratterebbero Svezia e Finlandia come parte della Nato già dal momento della richiesta».
E cosa accadrà al rapporto di lungo periodo con la Russia?
«Nessun Paese nordico vuole diventare una lancia puntata contro la Russia. Ma io penso che nei prossimi anni vedremo una Russia indebolita come conseguenza delle azioni irresponsabili di Putin, ma anche un regime più disperato e dispotico. Fino a quando lui sarà al potere, la situazione rimarrà pericolosa. Nel lungo periodo speriamo in una relazione più stabile con Mosca, sul modello della Norvegia».
È preoccupato dalla minaccia russa di schierare armi nucleari nel Baltico nel caso di una vostra adesione alla Nato?
«No, perché le armi nucleari i russi le hanno già a Kaliningrad e nel Nord-Ovest del loro territorio. Ci conviviamo già. È una minaccia vuota».

Fonte: Corriere della Sera