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Senza stranieri sono vuote le città d'arte, reggono la montagna e i borghi 

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AGI – Sarà un’estate difficilissima per le destinazioni costiere e le città d’arte. Tutta colpa del coronavirus e delle sue conseguenze, dalla chiusura dei voli aerei alla quarantena prevista per gli arrivi extra-Shengen, essendo mete a maggiore incidenza dei visitatori provenienti dall’estero. In Italia a resistere sarà la montagna.

Trend positivo del turismo montano

Le proiezioni Enit per tutto il 2020 – fa sapere l’Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) – vedono la montagna meno colpita dal trend negativo del turismo (-39% sul 2019), rispetto alle destinazioni costiere (-51%) e alle città d’arte (-49%) maggiormente dipendenti dai turisti che vengono da oltreoceano. Il turismo montano va bene ed intercetterà il 60% dei visitatori dal mercato interno, consolidando un trend positivo e confermandosi la destinazione adatta in questo periodo post pandemico.

“I dati esteri confermano le considerazioni che ci arrivano dagli operatori e dagli Enti locali di Alpi e Appennini – spiega Marco Bussone, presidente nazionale Uncem -. La montagna perde meno di altre destinazioni grazie a una serie di politiche e iniziative territoriali e un sistema ricettivo che si è organizzato e fa meglio del mare. I prossimi 30 giorni saranno decisivi per la stagione. Le prenotazioni finora effettuate sono però di buon auspicio”.

Il fascino dei borghi

Se la montagna conserva il suo appeal, lo stesso può dirsi anche per i borghi e le piccole località che saranno prese d’assalto da due italiani su tre. Le previsioni sono della Coldiretti sulla base dell’indagine Notosondaggi che evidenzia un nuovo protagonismo dei centri minori spinto dagli effetti della pandemia che ha portato alla riscoperta del turismo di prossimità. Un fenomeno favorito anche dalla diffusione capillare dei piccoli comuni che incrementa la capacità di offrire un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico senza eguali.

Città d’arte al collasso

Le note dolenti, riferite invece alle città d’arte, sono legate all’ultima indagine condotta dal Centro Studi Turistici per Assoturismo Confesercenti sulla disponibilità di camere sui portali delle principali OLTA per il fine settimana del 18 e 19 luglio. Dal rapporto si ricava che il turismo si è praticamente dimezzato nelle principali mete culturali, con -8,5 milioni di presenze rispetto al 2020. Particolarmente pesante il calo degli stranieri. Nel fine settimana “segni di vita da mare e montagna ma nelle città d’arte resta vuota una camera su due”. Maglia nera in particolare per Roma e Firenze. 

“Centri storici delle città d’arte al collasso, occorre una ‘terapia intensiva” scrive Assoturismo, secondo cui ad attestare la crisi delle mete culturale è quel 51% delle stanze disponibili prenotate. A soffrire sono in particolare Roma e Firenze, dove poco più di un terzo della disponibilità (36%) risulta prenotato. Male anche Napoli (38%) e Venezia (42%); un po’ meglio fanno Palermo (45%), Milano (46%) e Bologna (49%), mentre registrano risultati superiori alla media delle altre città d’arte – anche se comunque insoddisfacenti – Perugia (54%) e Matera (55%). La crisi delle città d’arte è imputabile principalmente alla mancanza del turismo straniero, che in media – durante la stagione estiva – vale circa il 68% delle presenze.

Gli italiani preferiscono viaggi brevi

Secondo le stime Assoturismo-Cst, nel trimestre estivo 2020 (giugno-luglio-agosto) nelle sole Roma, Venezia, Firenze, Milano e Napoli si registreranno circa 8,5 milioni di presenze in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. A parte lo stop al turismo straniero, l’emergenza sanitaria ha in generale modificato le scelte degli italiani in tema di viaggi. E pure se non ha frenato del tutto il desiderio di vacanza, si conferma la tendenza a spostamenti brevi, di 2 o 3 notti, scegliendo località prevalentemente marine o montane, possibilmente di breve raggio. Così anche per il prossimo fine settimana le destinazioni balneari sono le più gettonate, con un tasso di occupazione del 70% della disponibilità, mentre l’occupazione nelle strutture delle località di montagna si attesta sul 68% e quelle lacuali segnano un tasso medio del 66%. Numeri in risalita, anche se ancora molto lontani dai valori – per il balneare superiori al 90% – normalmente realizzati negli anni scorsi. 

Vedi: Senza stranieri sono vuote le città d'arte, reggono la montagna e i borghi 
Fonte: cronaca agi


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