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UN “CAMBIO DI STAGIONE” ISPIRATO ALLE RADICI

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Presentato al Teatro Verga il nuovo cartellone dello Stabile catanese firmato da Luca De Fusco, protagonisti Pirandello, Verga, Sciascia, Martoglio. Si punta al recupero degli abbonati. 14 gli spettacoli, da novembre 2022 a giugno 2023

Fonte: Ufficio Stampa Teatro Stabile di Catania

«Il Teatro Stabile di Catania è come un ammalato che per guarire deve tornare a se stesso, alla propria identità, ovvero alla letteratura teatrale siciliana e ad una bella, importante, squadra di attori che metta assieme talenti di varia provenienza con la scuderia ancora vitalissima degli attori catanesi». È così che il direttore del Teatro Stabile di Catania Luca De Fusco presenta il suo progetto artistico per la programmazione 22/23, che avrà come titolo proprio “Cambio di Stagione” e come claim “Ricrescono le nostre radici”, radici nel segno delle quali si articolerà un cartellone di 14 spettacoli, oltre a 2 in opzione, da novembre 2022 a giugno 2023.

Non a caso lo stesso De Fusco firmerà due regie che saranno entrambe dedicate a due capolavori di Pirandello, tra cui quella dello spettacolo inaugurale, “Così è (se vi pare)”, dal 4 novembre, e poco dopo quella di “Come tu mi vuoi”, dal 20 gennaio: «Col primo spettacolo – commenta – metto assieme un grande vecchio come Eros Pagni, uno dei maggiori attori italiani viventi, amatissimo dal pubblico cittadino e già protagonista di altre coproduzioni, con attori catanesi e non. Con il secondo, punto su una giovane, la mezza siciliana Lucia Lavia, forse il talento più limpido della sua generazione, con un’altra squadra di eccellenti attori, tra cui spicca il piglio vivacissimo di Alessandra Costanzo.

Queste due squadre fanno intravedere i contorni di una grande compagnia stabile che è sempre stata il centro dei miei progetti quando ho diretto teatri stabili». Ma ovviamente non ci sarà solo Pirandello: «Come dimenticare Verga – prosegue De Fusco – e un’attrice catanese doc adorata in città come Donatella Finocchiaro? E come dimenticare Sciascia, uno dei miei scrittori preferiti, affidato ad un regista catanese di qualità come Giovanni Anfuso e ad un interprete di classe come Giuseppe Pambieri? Se dobbiamo tornare alla nostra identità non dimentichiamo però la drammaturgia contemporanea e lo facciamo con due testi molto diversi tra loro: uno, ad opera di Claudio Fava, celebra in modo antiretorico e per nulla convenzionale l’anniversario della morte di Borsellino; l’altro, ad opera del premio Nobel Mario Vargas Llosa, traduce in teatro alcuni episodi del Decamerone e implicitamente ricorda l’uscita da una pandemia, un segno bene augurante per la prima stagione post Covid. Anche in queste due produzioni sono in vista talenti catanesi come David Coco e Angelo Tosto.

Significativa anche la coproduzione con Scenario Pubblico per lo spettacolo Kristo, nuova creazione di Roberto Zappalà. Conclude la stagione un bagno nelle origini del TSC: L’altalena di Martoglio con un squadra di fuoriclasse catanesi come Tuccio Musumeci, Mirko Magistro e Guia Jelo. Ma la nostra rinascita deve essere principalmente il ritorno del nostro pubblico, dei nostri abbonati. Speriamo che nomi come Gabriele Lavia, genius loci, Andrea Camilleri, Pamela Villoresi, Giovanni Esposito, Emilio Solfrizzi, Guglielmo Ferro, possano farci recuperare parte del pubblico che negli anni abbiamo perso». Direzione e Uffici: Via G. D’Annunzio 48 – 95127 Catania Sede legale: Via G. Fava 39 – 95123 Catania Codice Univoco: UF0F1A – P.IVA: 00179020870 Tel: 095 731 08 11 – Fax: 095 36 51 35 e-mail: info@teatrostabilecatania.it pec: teatrostabilecatania@pec.it www.teatrostabilecatania.it

È proprio il crollo degli abbonamenti e la significativa riduzione dei contributi pubblici la “malattia” dalla quale, dal punto di vista del direttore De Fusco, il Teatro Stabile deve guarire: «Il Teatro Stabile di Catania era un tempo una bella eccezione alla sofferente vita delle istituzioni teatrali del sud. Aveva oltre quattordici mila abbonati e produceva un grande numero di spettacoli ogni anno che giravano per l’Italia e nel mondo. Ad un certo punto questo splendido giocattolo, fornitore di sogni e risate, si è rotto. Sono sicuro che le persone che avevano in mano il giocattolo non avrebbero mai voluto che si rompesse e quelli che l’hanno successivamente avuto in mano hanno cercato con ogni sforzo di ripararlo. Ma è difficile riparare un giocattolo una volta che si è rotto. È esattamente a questa ardua impresa che il nuovo cda, il nuovo Presidente Rita Gari Cinquegrana e il sottoscritto sono chiamati. Speriamo di riuscire in un piccolo miracolo».

«Imperativo categorico – conferma il presidente Rita Gari Cinquegrana – è lavorare per riafermare con forza la posizione centrale che il Teatro Stabile di Catania ha storicamente occupato nella vita culturale della Città. E ciò nell’intento, nel proposito di ridare un’impronta, una cifra culturale forte e riconoscibile ad una Istituzione che deve ritrovare la sua stessa identità. Tutte le energie debbono essere indirizzate in questa direzione, che è, assieme al risanamento finanziario, l’obiettivo di questa Amministrazione e della nuova Direzione. Una vera e propria palingenesi che, canalizzando ogni risorsa umana e materiale possa riportare il Teatro Stabile di Catania agli antichi splendori e, se possibile, anche oltre. Stiamo riuscendo a ridurre drasticamente i costi delle singole produzioni, grazie alla politica di rigore del CdA i cui componenti, il Vice Presidente, notaio Carlo Zimbone, i Consiglieri, dott. Raffaele Marcoccio, prof.ssa Ida Nicotra, prof. Enrico Nicosia, voglio davvero ringraziare per l’impegno instancabile, e grazie alla grande capacità del nostro Direttore, Luca De Fusco, di stabilire rapporti di coproduzione con i maggiori Teatri italiani. Senza dimenticare la sensibilità degli artisti che hanno accettato di ridurre i loro cachets abituali allo scopo di aiutare la rinascita del nostro Teatro. Ecco perché risulta ancor più importante che il Teatro abbia contributi adeguati, che ognuno faccia la sua parte, affinché non si vanifichino gli sforzi fin qui compiuti, ma si possa operare bene per la nostra Città, per il nostro Teatro, per tutti i lavoratori nei cui confronti è necessario fare scelte che comportino un’assunzione di responsabilità piena e consapevole».