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L'Italia si ferma e si blinda in casa

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Città deserte o quasi. Nonostante la nuova ‘grammatica’ impartita dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri, la maggior parte dell’Italia per paura, prevenzione o solo per buon senso, reagisce positivamente e rispetta le regole.

Come sempre, però, ci sono eccezioni. A fare da contraltare al desolato ‘deserto’ che si registra dall’Alto Adige alla Sicilia il caso di un signore piemontese che, preso dall’impellente bisogno di ‘consolarsi’ con una prostituta è stato intercettato e fermato a un posto di blocco e sanzionato per aver violato le disposizioni. Ma c’è stato anche chi, per via di una crisi di astinenza da sigarette è stato beccato mentre girovagava per cercare un tabacchi. Tuttavia da quando è entrato in vigore il decreto pochi, se paragonati al complesso della popolazione, sono i trasgressori.

Da Milano a Venezia, da Firenze, a Roma passando per Bari e Cagliari tutto si è fermato per contribuire al contenimento del Coronavirus. Alle 14 di oggi piazza San Marco a Venezia, di solito affollata all’inverosimile tra turisti, venditori ambulanti, appassionati di fotografia e persone in coda per entrare alla Basilica e al Campanile, contava non più di sette persone. Un’atmosfera surreale, un silenzio decisamente insolito che ricorda quello udito che pochi mesi fa (era lo scorso novembre) quando quella stessa piazza era stata invasa da una serie di maree eccezionali che avevano fatto segnare record storici.

Firenze sta a casa: la paura del virus, che solo nella provincia ha colpito oltre 60 persone, dà grande forza al rispetto delle misure imposte dal decreto governativo. Ma la città deve fare i conti anche con l’assenza pressoché totale di turisti, cosa che ha svuotato le strade del centro e fatto chiudere decine di attività e negozi. Anche stamattina i pochi negozi aperti nelle aree solitamente assediate dai turisti erano vuoti, e la città offre un’inconsueta visione di saracinesche abbassate nelle strade dove di solito si lavora senza sosta tutto l’anno.

Poca gente in giro, anche a Bologna, che si parla a distanza, distanze di sicurezza in negozi di alimentari e farmacie, dove la fila, all’occorrenza, viene contingentata, piazza Maggiore e zona universitaria semideserte, ma le auto in strada resistono. I bus girano semivuoti, in stazione ed aeroporto si viaggia a ritmo ridotto.  

All’Aquila il Cardinale Arcivescovo Giuseppe Petrocchi ogni domenica celebrerà la S. Messa sull’emittente televisiva LAQTV Abruzzo. Nella Milano semideserta, spicca il paradosso dei mercati rionali all’aperto. In teoria sono permessi, ovviamente a discrezione di chi li tiene, ma i frequentatori dovrebbero mantenere una distanza di sicurezza. Il “coprifuoco” scattato poco dopo le 18 di ieri sera in tutto il Paese ha avuto effetti visibili anche nelle principali città calabresi.

Anche durante il giorno, il traffico è risultato fortemente ridotto. Partendo da Catanzaro, capoluogo della regione, alle 18 sono state abbassate le saracinesche di bar, pub e ristoranti, così come previsto. Molti ristoranti e pizzerie hanno organizzato il servizio di consegna a domicilio. Le strade si sono svuotate e pochissime sono state le persone notate in giro, prevalentemente in auto. Scenari simili anche a Cosenza e Reggio Calabria. 

Serrande abbassate, bar chiusi, strade semideserte anche nel centro storico e poche auto in giro. Cagliari tenta di adattarsi ai tempi del coronavirus non senza difficoltà, ma ormai con rassegnazione. L’immagine simbolo dell’ammainabandiera è quella dei locali più frequentati della ‘movida’, in Castello o alla Marina, che hanno ritirato tavolini e ombrelloni restituendo al capoluogo sardo paesaggi d’altri tempi, quasi da foto d’epoca. 

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Fonte: cronaca agi


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