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Il coronavirus fa saltare 3000 spettacoli. Persi 40 milioni

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Circa 3000 spettacoli musicali annullati tra club, palazzetti e arene di cui il 17% annullato in via definitiva, circa il 60% riprogrammato e il restante in via di riprogrammazione. “Tutto questo – dice ad AGI Vincenzo Spera, presidente di Assomusica – per una perdita stimata sui 40 milioni dal 23 febbraio fino ai primi di aprile” per quanto riguarda la sola filiera della musica dal vivo a cui “si aggiungono le ricadute negative per le regioni tra turismo, alberghi e viaggi che noi stimiamo intorno ai 120 milioni di euro”.

Spera parla di “sofferenza” che interessa oltre Assomusica anche “i lavoratori dell’intera filiera, alcuni dei quali sono tra i meno protetti perché molto spesso non rientrano nelle solite figure professionali che esistono nelle nostre leggi. Sono o soci di cooperative o lavoratori a chiamata o con partita Iva. Quindi non sempre inquadrati dal contratto collettivo”.

Chiede per loro garanzie: “Misure di sostegno straordinarie per i lavoratori del settore”. Il presidente spiega anche quali possano essere le soluzioni per favorire la ripresa. Soluzioni che sono diventate una lettera di richieste al governo. Assomusica propone sei punti tra cui la sospensione dei versamenti IVA per le aziende che hanno subito annullamenti o spostamento dei concerti “almeno fino alla copertura dei crediti maturati nei confronti dell’Agenzia delle Entrate da parte di ciascuno soggetto”.

Sarebbe poi necessario “bloccare i mutui e i leasing o i finanziamenti per l’acquisto di locali per lo spettacolo o di aggiornamenti tecnologici e delle attrezzature”. Serve poi liquidità per riprogrammare tutto e “ragionare sui futuri eventi” e allora si chiede la possibilità di accedere “a finanziamenti agevolati con garanzia eventuale dello Stato o della Cassa deposito e Prestiti”.

“E questa – aggiunge il numero 1 di Assomusica – è una cosa che va fatta subito”. Spera sottolinea il valore socio culturale della musica dal vivo. “Noi siamo considerati degli alieni, gente che non entra in nessun radar. Non abbiamo grandi protezioni perché secondo la legge non facciamo cultura, siamo profit. Ma la musica live è probabilmente il maggior veicolo socio culturale che esiste nel mondo”.

“E’ una delle più forti attrattive emozionali per il pubblico. Le sensazioni che si provano ascoltando un disco o cantando, saltando e sudando insieme ad altre 100 mila persone sono completamente diverse. Questo aspetto va segnalato. Nelle occasioni di beneficenza e di sensibilizzazione siamo sempre in prima linea” dice, citando l’esempio del terremoto in Emilia Romagna e dei 5 milioni raccolti per iniziative di ricostruzione post sisma.

Spopola intanto sui social l’hashtag #iorestoacasa, “lanciato per sensibilizzare”, sottolinea Spera. “La musica dal vivo è tra le prime a muoversi per stare vicino al pubblico” e gli artisti sono “i primi a suggerire di rispettare le disposizioni”. Puntare su questo potrebbe essere una soluzione: “Io avrei voluto creare una piattaforma artistica dove si sarebbero potuti esibire diversi artisti, da casa o qualunque altro luogo, o raccontare aneddoti, e storie in modo da far sentire la loro vicinanza al pubblico, tenere vivo il rapporto abbattere le distanze ma è difficile”.

Perché è difficile? “Perché la vera difficoltà è coordinare tutti. Come Assomusica potremmo investirci, potremmo creare noi la piattaforma o gestirla ma una piattaforma che sia unica in modo che il pubblico sappia che può trovare in rete alcuni concerti, anche del passato: mi viene in mente Peter Gabriel all’Arena di Verona, Freddie Mercury live con David Bowie“.

Dalla storia della musica ad oggi quindi, per dare a tutti la possibilità di restare a casa ma non smettere di seguire i concerti

Vedi: Il coronavirus fa saltare 3000 spettacoli. Persi 40 milioni
Fonte: cultura agi


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