Type to search

Minniti (Confedercontribuenti): Una manovra piccola piccola

Share

 

di Redazione

 

Con tutte le giustificazioni possibili, dal poco tempo a disposizione del nuovo governo, appena un mese dal suo insediamento, alle poche risorse, alla guerra in atto, all’inflazione galoppante, questa è una manovra che trascura il ceto medio, nonostante i proclami in conferenza stampa della Meloni.

Dimenticate tutte le iperboliche promesse della campagna elettorale.

Per quanto riguarda le pensioni minime l’aumento accordato equivale ad un caffè così come per gli altri aiuti promessi per affrontare il caro bollette. Mancata riforma dell’Irpef. Il condono (altro che sanatoria) delle cartelle esattoriali prima del 2015.

Giorgia Meloni è dovuta scendere a Patti con la dura realtà. Dopo aver promesso insieme a Silvio Berlusconi e a Matteo Salvini grandi cose in campagna elettorale, alla fine ha dovuto ridimensionare di molto la portata degli impegni che aveva sottoscritto con i suoi elettori e quindi questa è una manovra appare mediocre, ovvero piccola piccola. Non tanto nel saldo complessivo pari a 32 miliardi, quanto nelle singole misure che sono assai ridimensionate rispetto a quello che si poteva immaginare. Premiare gli evasori e mettere le mani nelle tasche dei contribuenti per pagare le bollette.

Dare alle imprese, togliendo ai lavoratori: tagliare il costo del lavoro per due terzi a favore dei lavoratori e per un terzo delle imprese vuol dire sottrarre 1,2 miliardi, da gennaio, a 13,8 milioni di dipendenti a reddito medio-basso, per consegnarli alle aziende.

Un Governo che fa la voce grossa con gli ultimi, che toglie il reddito di cittadinanza ai cosiddetti “occupabili” (che poi non si sa cosa significhi) che respinge ogni possibilità di aumentare i salari per difendere gli interessi di Confindustria è semplicemente un Governo che difende gli interessi dei primi.

Così Ettore Minniti, segretario della Confedercontribuenti “La verità che un conto è sbraitare dai banchi dell’opposizione, un’altra cosa è l’azione di governo.   Questa è una manovra piccola piccola. Si tira soltanto a campare in attesa di tempi migliori. Solo quisquiglie, mancata una visione d’insieme e di un progetto futuro di Paese. Del cuneo fiscale da 30 trenta miliardi neanche l’ombra. Un condono delle cartelle esattoriali che incitano all’evasione al non pagare nel futuro prossimo, tanto c’è sempre un condono dietro l’anglo. Il RdC, per paura della rivolta sociale, rimandato al 2024, con pericolose modifiche che esacerbano il clima. Mi chiedo dove è il lavoro al Sud in questa perenne crisi, causata anche dal fallimento di migliaia PMI, comprese quelle che avevano scommesso con i bonus edilizi. E poi l’autonomia differenziata che renderà più opulento il Nord a discapito del sud”.

«Sottolineo quanto già detto dal Presidente della Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro – continua Minniti – Occorre urgentemente liberare i cassetti fiscali delle imprese edili che hanno maturato crediti grazie ai bonus edilizi, per non farli fallire. Nella legge di bilancio non c’è nessun intervento o provvedimento che faccia pensare che il Governo voglia intervenire per fermare il mercato degli speculatori, cioè, per ridare alle banche e alle poste la possibilità di riprendere il credito ed utilizzarlo per dare liquidità. L’usura criminale è dietro l’angolo”.