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Lirica: ‘Don Giovanni’ secondo Martone, riflessione su mito

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Al San Carlo di Napoli ‘Don Giovanni’ secondo Mario Martone. In scena al Massimo napoletano dal 16 febbraio per 6 repliche un allestimento nato nel 2002 centrato sulla relazione uomo-donna ma sul mito che è sempre stato il seduttore attorno al quale ruota il capolavoro di Mozart.
“Già nei quattro anni che sono passati dal 2002 al 2006, quando ripresi lo spettacolo proprio per il San Carlo, valutavo don Giovanni come un criminale. O meglio, l’aspetto criminale mi era molto più chiaro – dice all’AGI il regista Mario Martone, a margine della conferenza stampa di presentazione dello spettacolo – oggi a maggior ragione questo aspetto deve essere messo in luce, perché è dentro l’opera”. “Un’opera parla al proprio tempo – spiega – ma ci sono tanti aspetti che possono essere messi in luce. Il fatto che don Giovanni sia un aristocratico può condurre in un modo o in un altro la lettura dell’opera. O ancora, c’è tutta la parte con i contadini, con Masetto, dove è molto chiaro il senso, come dire, della lotta di classe anche. E non bisogna mai dimenticare che queste opere sono opere che sono state composte alla vigilia della rivoluzione francese”.
Considerati i tempi post mee too e di sensibilità maggiore sulla questione femminile, la nuova regia di Martone più che lanciare un messaggio punterà a creare spunti di riflessione. “A me non piace mai parlare di messaggi, mi interessa parlare di domande – puntualizza il regista – la lettura di un romanzo o un film non che deve mandare messaggi. Però può spingerti a delle domande, deve spingerti a delle domande. Delle domande con te stesso, sulla società o semplicemente sull’umano”. L’opera è stata fortemente voluta dal sovrintendente del Teatro San Carlo Stéphane Lissner, che si dice soddisfatto per l’allestimento semplice scelto da Martone, ispirato allo stesso Lissner artefice del ‘Don Giovanni’ di Peter Brook con Claudio Abbado allestito a Aix-en-Provence. “E’ uno spettacolo che risponde molto bene alla mia idea di come si fa un ‘Don Giovanni’ anche oggi – sottolinea il sovrintendente – affrontiamo il tema dei rapporti uomini e donne, che sono cambiati tanto, ed è anche una nostra responsabilità difendere il valore e quello che succede nel mondo di oggi”. L’allestimento prevede una scena fissa, con due bracci che girano intorno all’orchestra.
“Una arena in cui avviene lo scontro maschile/ femminile – spiega Martone – però è un tribunale, e dal primo momento vediamo una grande giuria, un mondo che osserva e giudica ciò che accadrà. Chi ha visto lo spettacolo 22 anni fa ne ritroverà l’impianto, ma gli spettacoli sono fatti per essere vivi. Non c’è una partitura di gesti e di azioni immobili” e tutto è rielaborato con gli interpreti. Una serie di cambiamenti si ritroveranno nel secondo atto.
A dirigere l’orchestra del Teatro San Carlo, il maestro Constantin Trinks, che sottolinea come Mozart sembri semplice e naturale, “ma è solo apparentemente semplice, perché c’è una lunga strada da fare per poter arrivare alla sua musica” e le diverse sensibilità degli artisti, dei musicisti, che lo portano in scena, ne determina anche il fatto che “il Don Giovanni che sarà in scena al San Carlo non sarà uguale al Don Giovanni di Vienna”.
Nel cast Andrzej Filończyk, Antonio Di Matteo, Roberta Mantegna, Bekhzo Davronov, Krzysztof Bączyk, Selene Zanetti, Valentina Naforniţa, Pablo Ruiz. Maestro del coro, Fabrizio Cassi, scene e costumi Sergio Tramonti, luci PAsquale Mari. (AGI)

NA7/LIL