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Le novità che porta la filosofia e il contesto storico in cui nasce

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Questione della nascita della filosofia
Di fronte alla questione della nascita della filosofia, gli studiosi sono soliti porsi soprattutto due domande:
• di quali novità la filosofia è stata portatrice? Cioè, cosa rende la filosofia diversa dalle altre forme della sapienza antiche, sia precedenti sia a lei contemporanee?
• perché la filosofia è nata proprio nel VI-V secolo e proprio in Grecia? Quali caratteristiche antropologiche, politiche, culturali, economiche hanno reso possibile questo avvenimento?

Definire la filosofia
Alla prima domanda si possono dare diverse risposte. È una domanda difficile, perché richiede – in un certo senso – di definire la filosofia medesima, cosa che mette a dura prova gli stessi filosofi da duemilacinquecento anni a questa parte. Vediamo alcune risposte possibili:
La filosofia ha preso le distanze dalla religione e dal mito. L’ha fatto ipotizzando che l’ordine del mondo fosse immanente alla natura e non di origine sovrannaturale. L’ha fatto ipotizzando che si potessero conoscere la struttura del cosmo e le sorti dell’anima dopo la morte con il ragionamento e la discussione, domandando, argomentando e confutando.
La filosofia ha posto domande nuove, che la tradizione ignorava. Si è chiesta, per esempio, quali fossero le cause e i principi primi della realtà.
La filosofia ha inaugurato un nuovo modo di pensare e ragionare, ha iniziato a praticare la dialettica e a usare la logica.

Perché proprio in Grecia?
Alla seconda domanda, di carattere più storico-sociologico, gli studiosi rispondono perlopiù supponendo l’esistenza di uno stretto legame tra la nascita della filosofia e l’istituzione delle poleis in Grecia. I secoli fra il XII e l’VIII a. C. della storia greca sono chiamati dagli storici “secoli oscuri”, perché la pratica della scrittura si era persa in quel periodo e, quindi, non abbiamo alcun testo che possa parlarcene.

Quando nasce la filosofia?
La filosofia è nata subito dopo, nel VI-V secolo a. C. agli albori di quella che gli storici della Grecia antica chiamano “età classica” e della quale, invece, disponiamo di molti documenti e testi scritti. Il VI e V secolo sono il periodo di maggior crescita e potenza (economica, politica, culturale, bellica) delle poleis greche.

Le poleis
Le caratteristiche delle poleis, in particolare di quelle in cui vigeva un regime democratico, come l’Atene del V secolo, hanno favorito lo sviluppo della filosofia. Citiamo Atene perché molti filosofi greci hanno vissuto, scritto e insegnato lì, ma è importante ricordare che la filosofia non è nata in Attica, e nemmeno in un’altra regione della madrepatria, bensì nelle colonie. I primi filosofi erano originari dell’Asia Minore e della Magna Grecia.

Isonomia, isegoria e dialettica
Nelle poleis greche, tra i cittadini, vigevano l’isonomia (l’eguaglianza di fronte alla legge) e l’isegoria (l’uguale diritto di prendere parola nelle assemblee). Nelle poleis la parola e la discussione pubblica avevano enorme importanza per le sorti della politica cittadina. Alla discussione, all’argomentazione e al dibattito erano affidate le decisioni pubbliche.
Dall’oralità alla scrittura
Contemporaneamente all’affermarsi delle poleis, la cultura orale veniva progressivamente sostituita da quella scritta. Non si è trattato di un cambiamento repentino, tanto è vero che in seno alla stessa filosofia, per diverso tempo l’oralità e la scrittura hanno continuato a convivere. È vero che i filosofi presocratici scrivevano delle opere filosofiche, in poesia o in prosa, tuttavia, presso diverse scuole filosofiche – come quella pitagorica – l’insegnamento orale era di gran lunga più importante dei testi scritti. Lo stesso Platone, che pure ha scritto tanti e magnifici dialoghi, affidava all’oralità alcuni dei suoi insegnamenti (forse, addirittura i più importanti).
Fonte: https://www.studenti.it/