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L’app che consiglia viaggi felici e sicuri per la comunità Lgbtqia+

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AGI – Propone una guida ai migliori ‘Pride’ organizzati in Italia e nel mondo quest’estate, accanto a una serie di destinazioni ‘gay friendly’ consigliate da chi le ha già visitate. Si chiama ‘Babaiola’ (‘coccinella’ in sardo) la startup fondata in Sardegna nel 2016 con l’idea iniziale di un motore di ricerca sulle mete di viaggio sicure e accoglienti per le persone Lgbtqia+, ma anche per turisti ‘etero’. Oggi il portale conta circa 350 mila visite al mese da tutto il mondo (da Italia, Germania, Regno Unito e Sudamerica) e si è arricchito di nuovi contenuti e funzionalità.

In cima alle preferenze delle destinazioni estive più ricercate sul sito, in Italia ci sono Gallipoli, in provincia di Lecce, e Torre del Lago, frazione di Viareggio, in provincia di Lucca. All’estero, invece, spiccano Mykonos, in Grecia, e poi Las Palmas, nell’isola Gran Canaria.

“Puntiamo sul concetto di social travel”, spiega il cofondatore di Babaiola, Nicola Usala, programmatore, 36 anni, di Sassari, “un’esperienza di viaggio su misura costruita in base ai consigli di altri viaggiatori o di chi vive nelle città di tutto il mondo”.

Nascita di una startup

Risultato dell’intuizione di tre giovani sardi – Nicola Usala, Federica Saba ed Enrico Garia – Babaiola era stata presentata ufficialmente nell’ambito della seconda edizione del Contamination lab dell’università di Cagliari, dove si era aggiudicata un premio del Crs4, il Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna, che prevedeva un affiancamento con i ricercatori dello stesso Centro. Poi il progetto aveva partecipato anche al programma di accelerazione della Luiss Enlabs. Il suo punto di forza è la capacità di incentivare la socialità, creando relazioni e connessioni tra le persone Lgbtqia+.

“È una community in cui trovare informazioni affidabili e aggiornate su hotel, locali ed eventi gay friendly in tutto il mondo e dove le persone si scambiano consigli”, spiega il cofondatore Usala. “Ci siamo resi conto che le informazioni sui temi Lgbtqia+ erano difficili da trovare. L’Italia stava attraversando un brutto periodo, con episodi di discriminazione ricorrenti, come quello di una coppia gay cacciata da un hotel”.

La crescita della community è stata stimolata anche dagli strumenti forniti da Google, tra cui Google workspace, i corsi di Google digital training e le campagne personalizzate legate a Google Ads. Ora Babiola ha anche un valore di mercato, passato dai 900 mila euro del 2016 a 1,8 milioni nel 2018: ora ha raggiunto i 2 milioni di euro.

Non solo Lgbt+

“Da quando siamo partiti, nel 2016, a oggi Babaiola è cambiata molto”, racconta Usala all’AGI. “Il periodo iniziale è stato più che altro di sperimentazione. Oggi, oltre alle mete di viaggio che vengono consigliate anche dagli stessi utenti, la community è stata integrata con altre funzionalità, che consentono di trovare eventi, locali e appuntamenti per favorire la socialità tra le persone Lgbtqia+“.

Dopo lo stop dovuto alla pandemia, ora con la ripresa del turismo Usala preannuncia che presto ci saranno alcune novità. “Abbiamo chiuso un accordo con un’altra startup, la 181Travel, un tour operator internazionale, con sede in Sardegna”, precisa il programmatore. “Per settembre prossimo stiamo preparando un nuovo progetto che prevede delle ‘esperienze’ turistiche ad hoc, pensate per andare incontro alle esigenze della comunita’ Lgbtqia+. Questo, ovviamente, non significa che non possano essere vissute anche da persone eterosessuali. Per fortuna la società sta cambiando e gli episodi di razzismo si stanno riducendo“.

Per accedere a tutte le funzionalità della community, visionare mete, itinerari, luoghi e locali gay-friendly è necessario iscriversi: la registrazione è gratuita. “Tutti i luoghi che sono inseriti su ‘Babaiola’”, assicura Usala, “sono considerati tra i più accoglienti per le persone Lgbtqia+”. “Dal punto di vista turistico vorremmo far capire che, oltre al target dei giovani e delle famiglie, esiste anche quello della comunità Lgbtqia+“, dice il cofondatore della startup. “L’obiettivo è poter frequentare dei luoghi, dove ci si possa sentire a proprio agio, liberi di vestirsi anche in maniera un po’ eccentrica e di esprimersi, senza provare disagio o subire episodi spiacevoli”.