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La Sardegna passa dal bianco all'arancione tra stupore e proteste

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(AGI)  La Sardegna ‘bianca’, celebrata in tutto il mondo, si scopre all’improvviso ‘arancione’. In poche ore si passa dai bar aperti fino a tarda sera all’asporto, dalle cene in ristorante, seppure con limiti e attenzioni, alla pizza portata a casa dai rider, dai weekend al mare o in campagna al divieto di spostarsi dal comune di residenza. Dopo tre settimane di semilibertà, torna il coprifuoco. Qualcuno se lo aspettava, molti sono stati colti di sorpresa. In tanti protestano.

L’assessore chiede una revisione del sistema

Nel sottolineare i dati dell’ultima settimana in miglioramento, l’assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu fa notare come i parametri dell’isola siano in gran parte da ‘zona bianca’. “Il sistema è inadeguato e ne chiederò la revisione”, ha annunciato all’AGI contestando “l’automatismo che non consente un adeguamento più elastico che risponda alle condizioni reali della regione”. È l’abolizione della ‘zona gialla’ che risulta indigesta: il passaggio da rischio ‘basso’ a ‘moderato’ che comporta pesanti conseguenze sociali ed economiche.

Gestione responsabile della zona bianca

“Eppure – rivendica Nieddu – siamo stati responsabili adottando una gestione prudente della zona bianca, con misure più restrittive, in quanto consci del fatto che il contagio sarebbe potuto aumentare”. Ma, di fatto, non è bastato. Un leggero aumento dei casi si è registrato ma “ben al di sotto della soglia dei 50 per 100.000 abitanti che garantisce il tracciamento in maniera efficace”. l’assessore è sconcertato per le ‘retrocessioni’ subite dalla Sardegna. “La volta scorsa – ricorda – siamo passati dalla gialla all’arancione per un solo posto letto in più in terapia intensiva e questa volta perché è aumentato un solo parametro su 21, quello sui focolai. Significa che sono aumentati i contagi, ma – ribadisce – in una situazione di stabilità che siamo in grado di tenere sotto controllo”.  

L’inatteso declassamento non è piaciuto neanche al presidente del Consiglio regionale, Michele Pais. “È assurdo affidare a un freddo algoritmo le sorti della salute e dell’economia di un’intera regione, soprattutto in presenza di scostamenti minimi”, ha affermato senza nascondere il disappunto. Secondo il massimo rappresentante dell’assemblea sarda “è opportuna una più attenta valutazione dei dati per una più efficace valutazione della misure”. Pais ha chiesto che Ministero e Regione decidessero assieme “le azioni più opportune per la Sardegna”, ma l’appello sembra caduto nel vuoto. 

Sconcerto tra i gestori di bar e ristoranti

La decisione del ministro Roberto Speranza ha destato sconcerto soprattutto tra commercianti, titolari di bar e ristoratori. “Ci coglie drammaticamente impreparati la notizia dell’ingresso della Sardegna in zona arancione che, dopo un inverno molto difficile, getta nello sconforto le aziende a ridosso della primavera”: la Fipe Confcommercio del Sud Sardegna affida a un comunicato la reazione al ‘declassamento’ dell’isola. “Le nostre aziende – rivendicano il presidente Alberto Bertolotti e quello della Fipe Emanuele Frongia – hanno assicurato un rigido rispetto dei protocolli sanitari di sicurezza e hanno garantito di contemperare salute e vita. Per colpa di qualche sciagurato – e del mancato controllo da parte di chi doveva – un’intera isola virtuosa paga un prezzo troppo salato”. La doccia è ancor più gelata per chi sperava nella Pasqua per rifarsi, un minimo, delle perdite di un anno maledetto. Gli agriturismo, che puntavano soprattutto sui movimenti interni, resteranno chiusi con una perdita, solo per i 150 di ‘Terranostra-Campagna Amica’, stimata da Coldiretti in almeno un milione di euro in due settimane.

Source: agi


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