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La luce di Georges de la Tour in mostra a Milano

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Da 400 anni le fiammelle delle candele e i loro riflessi su specchi e armature metalliche illuminano e caratterizzano i volti dei dipinti di Georges de la Tour, grandissimo pittore ossessionato dalla luce come il Caravaggio e gli altri illustri colleghi seicenteschi. La fiammella della sua fortuna è stata più incostante:  celebrato dai contemporanei e quasi dimenticato per i secoli successivi, fu riscoperto all’inizio del ‘900 e oltre un secolo dopo a Milano si può nuovamente visitare la mostra a lui dedicata, sospesa dall’emergenza Covid meno di un mese dopo l’inaugurazione e ora prorogata fino a fine settembre.

Dei 50 dipinti che gli sono attribuiti, ne appaiono qui una quindicina, provenienti da musei di tutto il mondo, assieme a quelli di pittori a lui affini per epoca e stile, in particolare i fiamminghi Frans Hals e Honthorst, ribattezzato in Italia Goffredo delle Notti che, a differenza di La Tour, poté vedere a Roma l’opera del Caravaggio.

 La Tour si inserisce più nel solco della tradizione fiamminga che di quella classicista francese del contemporaneo Poussin: le Fiandre, molto più a Nord rispetto alla natia Lorena, fanno però parte della stessa regione storica della Lotaringia. Il re di Francia lo volle a corte e si narra che Luigi XIII apprezzasse a tal punto il suo “San Sebastiano in una notte” da decidere di rimuovere ogni altro quadro dalla sua camera da letto per poterne godere in esclusiva.

Il dipinto, proveniente dal museo di Orléans, è esposto nelle sale del palazzo Reale, anche se non è  ero che sia lo stesso perché  dello stesso soggetto, San Sebastiano curato da Irene, esistono almeno 10 versioni. All’epoca le richieste dei collezionisti spingevano gli artisti a produrre più versioni dello stesso dipinto, con qualche minima variazione che diventava oggetto di appassionate conversazioni dotte fra appassionati. Il catalogo delle opere di Georges de la Tour, ricostruito meno di mezzo secolo fa, si compone di poche decine di opere, una produzione limitata paragonabile  a quella di un altro grande, l’olandese Vermeer, anche per l’accuratezza e la lentezza della tecnica, come spiega all’Agi la storica dell’arte Laura Colombo.

All’epoca, il piacere visivo era legato all’osservazione dei dettagli e i soggetti rappresentavano spunti per lunghe e appassionate discussione nei salotti di nobili e borghesi colti. I soggetti “profani”, come la famosissima Tempesta del Giorgione delle Gallerie dell’Accademia a Venezia,  si prestavano particolarmente allo scopo, e anche alcuni dei quadri “di genere” della mostra milanese suscitano la curiosità di una non univoca interpretazione. È il caso della Rissa fra musici mendicanti dal museo Getty di Los Angeles, del Denaro versato, in prestito dalla galleria d’arte di Propoli in Ucraina e del Suonatore di ghironda del museo di Bergues.

Ma anche i soggetti sacri sono trattati dal pittore francese come marginali a una scena principale profana, come nella Negazione di Pietro del museo di Nantes dove l’occhio fatica a trovare nell’angolo del dipinto la figura del fondatore della Chiesa intento a rinnegare il Cristo: la scena è quasi per intero occupata da un gruppo di elegantissimi soldati che giocano ai dadi. La mostra Georges de La Tour: l’Europa della luce, prodotta dal Comune di Milano con MondoMostre Skira, è visitabile su prenotazione fino a fine settembre: i 28 musei prestatori da 3 continenti hanno tutti accettato di prorogare il prestito delle 33 opere. Il catalogo è pubblicato da Skira. 

Vedi: La luce di Georges de la Tour in mostra a Milano
Fonte: cultura agi


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