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Il sale incontra la luna: l’iniziativa nelle saline “Ettore e Infersa” nello Stagnone di Marsala

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Il sale è servito a tutti i popoli: da quelli che hanno iniziato a utilizzarlo per la cottura dei cibi, a quelli che lo impiegavano per la conservazione delle derrate alimentari

Il sale, quello che tutti i giorni utilizziamo, non è solo un cibo ma è anche storia, tradizione, turismo e quindi economia.

Diceva il filosofo francese Voltaire: “Chi di saline vuole veramente discorrere, occorre che giunga qui, nell’occidente della Sicilia… Vecchie, vecchissime saline, fondate già dai Fenici”.

Il filosofo parlava di quel lembo di terra, della provincia di Trapani tra Nubia, Marausa, Birgi e le Saline dello Stagnone di Marsala, luogo di migrazione e stazionamento dei fenicotteri rosa e di altre 80 specie di uccelli – con le isole Egadi e il Monte Erice che fanno da meraviglioso sfondo.

In questo scenario spettacolare è iniziata la raccolta a mano del sale in notturna. I salinari dal pomeriggio alla mezzanotte si muoveranno tra le oltre cento vasche nel cuore dello Stagnone, pale piatte alla mano, per dare corpo a un progetto che l’azienda trapanese ha ribattezzato “Il sale incontra la luna”.

Fino alla fine di settembre, le splendide saline “Ettore e Infersa”, si animeranno al tramonto e si illumineranno nella notte con le luci a led, nel pieno rispetto dell’ecosistema naturale, per offrire ai visitatori un’esperienza turistica senza pari, che potremmo chiamare “Saliturismo”, e per consentire ai salinari di lavorare in condizioni climatiche ottimali per estrarre il sale marino che verrà poi confezionato negli stabilimenti della “Sosalt” di Trapani.

Piccola storia del sale 

Il sale è servito a tutti i popoli: da quelli che hanno iniziato a utilizzarlo per la cottura dei cibi, a quelli che lo impiegavano per la conservazione delle derrate alimentari. Per i fenici, che basavano la loro penetrazione commerciale su lunghe navigazioni, avere a disposizione acqua dolce e sale erano le pre-condizioni indispensabili per identificare, lungo le proprie rotte commerciali, i luoghi ove installare le proprie colonie costiere: le “stazioni di bunkeraggio” diventavano indispensabili per i rifornimenti. Plinio il vecchio parla della coltivazione del sale già in epoca romana in Italia, citando anche Trapani. Ci sono altre prove scritte dell’esistenza delle saline nel trapanese risalenti all’epoca della dominazione musulmana in Sicilia; il noto cronista arabo Edrisi (o Idrisi), nel 1154, quando descrive Trapani, scrive “proprio davanti alla porta della città si trova una salina”. La costruzione delle saline Ettore e Infersa, lungo la costa dello Stagnone, fu autorizzata tra il 1492 ed il1508 dai viceré spagnoli di Sicilia. Che si trattasse di una sanatoria di impianti preesistenti o di un atto fondativo delle saline non è noto. Ma è il 25 maggio del 1562 il giorno in cui si registra la prima vendita, ai rogiti del notaio Bartolomeo Passalacqua, di una metà di “salinam unam… cum domo molendini”, dal Magnifico Hector de Grignano al Magnifico Joannes Petrus de Manuelio. È probabile che sia stato proprio Hector de Grignano a dare ilnome alla “Salina Ettore”. Mentre è certo che l’atto testimonia l’esistenza, già a quel tempo, di un mulino dedicato alla molitura del sale.

Fonte: rainews