Type to search

IL DESTINO DEL LAVORO

Share

Di Renato Costanzo Gatti

Nel suo recente libro “Ecosocialismo e giustizia sociale” Achille Occhetto al capitolo “Il destino del lavoro” affronta il tema della robotizzazione. In un importante paragrafo scrive:

Questo vuol dire che se l’innovazione e lo sviluppo tecnologico creano dei vuoti di occupazione, questi vuoti, nel passaggio a volte problematico da lavoro a lavoro, devono essere riempiti da un reddito di cittadinanza collegato alla formazione o all’attività di pubblica utilità, comprese quelle svolte alla produzione senza profitto di cultura.”

In questo paragrafo viene giustamente evidenziato il fenomeno della creazione di vuoti di lavoro e la conseguente necessità del reddito di cittadinanza collegato alla formazione necessaria per passare da lavoro non qualificato a lavoro adatto a operare con le nuove tecnologie o all’attività di pubblica utilità ivi inclusa la produzione di cultura.

Ma il fenomeno della robotizzazione non comporterà solo un mutamento del matching tra domanda e offerta di lavoro. Porterà un inevitabile aumento della disoccupazione, di cui è difficile prevedere l’entità ma che non può essere rimosso.

Einstein  amava porre sfide concettuali ai colleghi sotto forma di provocatorie questioni, anche estremizzate,  ma atte ad andare al cuore del problema. Se noi, con la stessa logica di Einstein, estremizziamo il fenomeno affrontato da Achille, possiamo porci questo scenario:

Poniamo che in un domani (anche non molto lontano) lo sviluppo della robotizzazione sia portato all’estremo per cui tutto ciò che oggi viene prodotto con il lavoro umano viene prodotto dai robot, perfezionati al punto di essere in grado di progettare e produrre robot di successiva generazione più abili, più efficienti in modo tale per cui il lavoro umano, anche quello più specialistico e qualificato, non è più necessario. Non sarà più neppure necessario formare i lavoratori perché si adeguino alle nuove tecnologie; si realizzerebbe quella liberazione dal lavoro  cui faceva cenno Marx, come Achille ci ricorda.

Non è un tema nuovo; affrontato da Ricardo, dai Grundrisse di Marx e recentemente da Sylos Labini e dall’autore di Agathotopia, James Meade. Sylos Labini nel suo Nuove tecnologie e disoccupazione articola una risposta per cui “ si deve ammettere che uno Stato centrale, munito, come tutti gli stati, di poteri coercitivi, provveda ad una redistribuzione del reddito seguendo, come criterio guida non l’umanità, la solidarietà o la carità, ma più semplicemente, l’esigenza di assegnare una destinazione razionale ai beni prodotti. Un criterio razionale potrebbe essere: a ciascuno secondo i suoi bisogni: è il criterio che caratterizza una società senza operai salariati e senza classi intese in senso economico. (…) L’alternativa alla distribuzione centralizzata del reddito potrebbe essere data dalla distribuzione generalizzata di azioni delle imprese robotizzate; ma le differenze tra le due ipotesi sarebbero formali, non sostanziali.”

All’interno di questo esperimento intellettuale riflettevo sul fatto che oggi il mondo del lavoro ha un suo potere decisorio nella redistribuzione essendo ancora il lavoro una necessità del capitale ed avendo quindi il mondo del lavoro una, anche se mutabile, forza contrattuale; in un domani dove non esista uno Stato coercitivo e distributore, come nell’ipotesi di Sylos Labini, ma i robot fossero tutti di proprietà del capitale, la forza contrattuale dell’ex mondo del lavoro (d’ora in poi subordinati) sarebbe pari a zero, riproponendo quindi un rapporto neo-schiavistico.

Si impone l’impellenza dei temi che la robotizzazione comporta, vedasi il libro di Benvenuto e Maglie I sommersi. Lavoratori disarmati nella sfida con i robot, e l’urgenza di affrontarli sin da ora per non rischiare di trovarci poi con le cose sono fatte ed è ormai troppo tardi..

Il tutto con la convinzione che il tema economico non può essere risolto dall’anarchia di soggetti che risolvono le equazioni del sistema nazionale ricercando unicamente l’ottimizzazione della variabile “profitto” ma al contrario va trovata una soluzione nella razionalità della soluzione nella ricerca dell’ottimizzazione del sistema globale attraverso la programmazione dei rapporti che legano i fini, democraticamente individuati, ed i mezzi a disposizione, e ciò con l’utilizzo della moderna tecnologia dei computer quantistici.

E’ ovvio che il capitale, unico possessore dei robot e della tecnologia informatica, destinerà, a sua discrezionale scelta, una parte della produzione a soddisfare i bisogni dei subordinati nella misura in cui questi non si ribellino rivendicando migliori condizioni. Destinerà poi il resto della produzione dei robot alle finalità ed ai bisogni del capitale stesso.

Ricordo che oggi il capitale deve fornire ai lavoratori i mezzi per la sussistenza e per la riproduzione; in un domani il finanziamento della riproduzione non sarà più impellente in quanto al capitale non serviranno nuovi lavoratori.

Occorre quindi, fin da ora, dotare la comunità di un potere contrattuale atto a contrastare la discrezionalità del potere del capitale nella fase di redistribuzione della produzione. E il potere contrattuale che la comunità può accrescere consiste nel renderla proprietaria dei robot, così come di tutto il patrimonio scientifico che il paese con le sue forze riesce ad accumulare.

Ora lo stato sta regalando alle imprese sussidi destinati alla innovazione tecnologica delle imprese cosiddette 4.0, ovvero lo stato sta finanziando la robotizzazione con provvedimenti che, se non ne scordo alcuni , sono:

Piano nazionale industria…………………………….13 miliardi

Piano transizione 4.0…………………………………… 7 miliardi

DL rilancio…………………………………………………..49 miliardi

DL Agosto……………………………………………………  4 miliardi

PNRR…………………………………………………………..38 miliardi

Ora se tutti questi soldi li desse un finanziatore privato, questi avrebbe ricevuto in cambio azioni societarie delle imprese beneficiate, parteciperebbe alle assemblee e se ne ha la forza, parteciperebbe all’amministrazione dell’impresa. Sarebbe un socio con tutti i titoli ed i diritti che spettano ad un socio.

Oggi, con le leggi vigenti, i sussidi vanno tutti al capitale privato e sono a carico della comunità. Comunità che sta così finanziando la sua perdita di potere contrattuale e non matura quei diritti che invece un privato maturerebbe..

Ecco che allora la mia proposta di trasformare il regalo al capitale in partecipazione azionaria della comunità, ciò darebbe alla comunità stessa quel potere contrattuale con cui governare la redistribuzione nella ipotesi che abbiamo fatto.

La “coercizione” prevista da Sylos Labini sarebbe sostituita da un potere contrattuale costituito dalla proprietà azionaria della comunità nella proprietà globale delle imprese robotizzate, alias “socializzazione”.