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Il conflitto irrisolto tra Costituzione tedesca e diritto europeo

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La Commissione Europea ha ribadito il primato delle decisioni comunitarie di fronte al pronunciamento della Corte Costituzionale tedesca, che, in mancanza di chiarimenti entro tre mesi, intimera’ alla Bundesbank di vendere i titoli acquistati nell’ambito del programma di ‘quantitative easing’ della Bce. Un’operazione che potrebbe potenzialmente significare la fine dell’euro ma alla quale, ha fatto sapere lo stesso ministro delle Finanze di Berlino, Olaf Scholz, la banca centrale tedesca si atterrà. Sta in questo conflitto irrisolto la radice di molte tra le questioni aperte che impediscono all’Unione Europea di diventare una vera unione politica.

La primazia del diritto Ue sulla legge fondamentale tedesca rivendicata da Bruxelles è infatti solo teorica, in particolare sulle questioni finanziarie. I giudici di Karlsruhe hanno affermato più volte che il diritto europeo prevale sì su quello nazionale ma solo a patto di non incidere sull'”identità costituzionale” tedesca. E solo a loro spetta stabilire quali siano le materie che rientrano nella casistica. Tra queste è stato inserito il bilancio.

“Le decisioni sulle entrate e le spese pubbliche – ha stabilito la Corte nel settembre 2012, il mese in cui fu istituito il Mes – sono una parte fondamentale della capacità di uno stato costituzionale di dare forma a se stesso in maniera democratica”. Una precedente sentenza aveva negato alla Germania la possibilità di assumere decisioni permanenti che implichino l’assunzione di responsabilità per le decisioni altri Stati membri, un altro pronunciamento che può avere implicazioni fortissime sulla politica di bilancio europea, a partire dal no agli Eurobond, la cui inattuabilità è stata quindi sancita diversi anni fa. 

L’indipendenza della Bce sarebbe dunque tale solo se le sue azioni venissero considerate scollegate dal bilancio tedesco, cosa che Karlsruhe non appare ritenere: se ricorsi in tale materia sono stati accolti più volte, la Corte la ritiene evidentemente di sua competenza. Non finisce qui.

La Corte Costituzionale tedesca si riserva di stabilire se gli atti dell’Unione Europea siano o meno “ultra vires”, ovvero vadano oltre le competenze conferitele. Paletti che, in assenza di una disciplina specifica, aprono numerose incognite (è ad esempio considerabile “ultra vires” dalla Consulta tedesca un programma di assistenza economica che non abbia limiti prestabiliti).

In una relazione consultabile sul sito della Cassazione, Michael Stuerner, docente di Diritto Privato Internazionale presso l’università di Karlsruhe e giudice dell’Alta Corte del Baden Wuerttemberg, chiarisce che “come stabilito dalla decisione ‘Solange I’ del 1974, finché la comunità europea non sia tanto avanzata nell’integrazione da disporre di una carta dei diritti fondamentali equipollente alla costituzione tedesca, la BVerfG (la Consulta tedesca, ndr) è legittimata a controllare gli atti comunitari nel rispetto dei principi e delle direttive presenti nella costituzione tedesca”.

Tradotto: finché non ci sarà una Costituzione europea, spetterà ai giudici di Karlsruhe, e solo a loro, stabilire quali atti comunitari siano compatibili con la sovranità del popolo tedesco e con i suoi diritti fondamentali, diritti tra i quali la gestione autonoma delle proprie finanze è tra i più sacri.

Vedi: Il conflitto irrisolto tra Costituzione tedesca e diritto europeo
Fonte: estero agi


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