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Gender gap. La pensione delle donne è un terzo in meno di quella degli uomini

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Le diseguaglianze di genere in busta paga sono del 22,5% durante la vita lavorativa ma sfiorano il 33% al momento di andare in pensione

fonte@avvenire.it

Le diseguaglianze di genere si acuiscono con il passare degli anni sino a toccare la loro punta massima al momento della pensione. Le donne in Italia continuano a lavorare poco, a guadagnare di meno e ad avere assegni pensionistici più leggeri, oltre a minori opportunità di carriera. I numeri aggiornati della disparità sono emersi oggi nel corso del seminario “Le scomode cifre dell’Italia delle donne” organizzato dal Consiglio Nazionale degli Attuari con Noi Rete Donne, che ha visto la partecipazione – tra gli altri – dell’ex ministra del Lavoro Elsa Fornero e del giuslavorista Giuliano Cazzola. In particolare, nel 2021 la pensione media lorda di una pensionata era di 1.321 euro: più di 600 euro in meno dei 1.970 dell’assegno medio dei pensionati. Il cosiddetto “differenziale di genere” è al momento della pensione massimo: rispetto alla media del totale delle pensioni di vecchiaia, gli uomini, che sono cinque milioni, percepiscono il 32,9% in più delle donne con una pensione di vecchiaia che sono appena 3 milioni.

Dietro ai numeri delle pensioni ci sono quelli del lavoro: il tasso di occupazione femminile in Italia è il 55%, oltre i 14 punti percentuali in meno rispetto alla media europea e oltre 18 punti rispetto alle economie più avanzate d’Europa. La ricerca evidenzia che nonostante il cambio di passo delle generazioni più giovani, in Italia le donne continuano a essere impiegate soprattutto nei servizi pubblici, in particolare istruzione e sanità e in generale nei servizi alla persona. Questa è una delle cause di redditi medi inferiori agli uomini, unitamente alla maggiore esposizione a lavori precari. Nel 2021 la retribuzione media lorda settimanale è stata di 603,8 euro per gli uomini e di 468,12 euro per le donne. Rispetto alla media totale delle retribuzioni gli uomini guadagnano quindi – al lordo – il 22,5% in più. Un peso determinante lo ha anche la difficoltà di conciliare vita lavorativa e carichi familiari, che influisce negativamente sulla carriera. Basti pensare che su 100 donne tra 25 e 49 anni di età, 73 hanno figli piccoli e di queste 27 non lavorano.

Secondo l’ex ministra del Lavoro Fornero in Italia abbiamo un welfare sbilanciato sulla parte finale del ciclo di vita: le pensioni: “è un riflesso condizionato, quando pensi al welfare, pensi alle pensioni perché, fra l’altro, è la parte di spesa sociale ben più rilevante. In realtà il welfare riguarda tutta la vita lavorativa. Il compito del welfare dello Stato sociale è di cominciare a ridurre le disparità dall’inizio”.