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Eraclìto. Panteismo e concezione del tempo

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di Gianni De Iuliis

«La divinità è giorno-notte, inverno-estate, guerra-pace, sazietà-fame. Ed essa muta come il fuoco».
(Eraclito)
La visione cosmologica di Eraclito (535 a. C. – 475 a. C.) sfocia nell’identificazione panteistica dell’universo con Dio, che è unità dei contrari, Logos e fuoco, mutamento continuo. Il Dio – tutto comprende ogni ente in se stesso, è una realtà increata che esiste da sempre e per sempre.
La filosofia di Eraclito esprime una visione ciclica del reale (tipica della cultura greca), per cui il mondo, dopo un determinato periodo, ritorna al caos iniziale, da cui riemergerà nuovamente per ricominciare il suo corso, sempre uguale (palingenesi, il termine di origine greca che deriva da pálin, che significa «di nuovo» e génesis, che significa «generazione»). Le vicende cicliche che vediamo con i sensi (l’alternanza delle stagioni, del giorno e della notte) suggeriscono tale dottrina in maniera empirica.
Da notare che solo con l’avvento del Cristianesimo abbiamo avuto una concezione teleologica, finalistica del tempo.
Graficamente potremmo rappresentare la concezione ellenica come una circonferenze, quella cristiana come una linea retta delimitato dalla nascita, dalla morte e dal regno di Dio.
(29. Continua)