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Cosa scrivono gli altri (Corriere della Sera – UN ELOGIO DEI BUONI RISULTATI)

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Corriere della Sera

8 marzo 2021

di Angelo Panebianco

Fabio Colasanti (Corriere del 6 marzo) ha centrato il punto: la ragione principale per cui Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele hanno lasciato indietro l’Europa continentale, e il distacco non appare al momento colmabile, in tema di vaccinazioni anti-Covid, ha a che fare con una differenza culturale la quale, a sua volta, tracima in ambito politico, amministrativo e giudiziario. Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele sono Paesi «pragmatici», per i quali ciò che conta più di qualunque altra cosa è il risultato finale. Al contrario, quelli europeo-continentali, sia pure con differenze di grado fra l’uno e l’altro, sono Paesi «giuridici» per i quali il fatto che i soldi pubblici vengano spesi correttamente (dal punto di vista delle procedure in vigore) è cosa più importante del risultato. Si noti che nel successo fin qui registrato da Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele in tema di vaccinazioni confluiscono varie ragioni. L’orientamento pragmatico (il risultato prima di tutto) è rafforzato, in primo luogo, da una condizione di generale fiducia del pubblico nella correttezza dei comportamenti delle amministrazioni. Nel caso dei vaccini gioca anche un atteggiamento non pregiudizialmente contrario alle imprese private (farmaceutiche nella fattispecie): è legittima, ossia socialmente accettata, la loro ricerca del profitto.

Il caso italiano è, fra i «giuridici» europeocontinentali, quello che mostra le patologie più gravi.

Per tradizione, l’amministrazione italiana, nelle sue principali componenti, è addestrata a seguire correttamente procedure e a considerare la correttezza procedurale più importante del raggiungimento del risultato. È questa la madre di tutte le inefficienze che le vengono tradizionalmente imputate. Si aggiunga il fatto che rispetto alla fiducia fino a prova contraria del pubblico statunitense, britannico o israeliano nei confronti dell’amministrazione, in Italia vige l’atteggiamento opposto, di sfiducia fino a prova contraria.

Si consideri anche il diffuso populismo, l’atteggiamento ostile di settori rilevanti dell’opinione pubblica italiana nei confronti delle imprese private. Per quanti nostri connazionali il profitto non è l’indicatore dello stato di buona salute delle imprese e della loro capacità di accrescere il benessere collettivo ma è, al contrario, ricchezza rubata dai capitalisti al resto del Paese? Per molti italiani oggi le peggiori fra le imprese sono proprio quelle farmaceutiche. Ma una cosa è contrastarne, come è giusto, le inadempienze contrattuali. Tutt’altra cosa è negare loro il diritto a guadagnare dalla loro attività. Dietro l’ostilità diffusa per le case farmaceutiche c’è l’idea che se fosse lo Stato ad occuparsi della produzione di vaccini le cose andrebbero per il meglio. Niente di più errato. Ci sono cose (dalla difesa militare al coordinamento del contrasto alla pandemia) che solo lo Stato può fare, ma pensare che lo Stato sia sempre più efficiente delle imprese private e della concorrenza di mercato è un tipico abbaglio populista.

Ad aggravare i problemi c’è poi il patologico sviluppo della legislazione. Accanto a giuristi responsabili (fortunatamente non pochi) che si interrogano sul ruolo del diritto nel nostro Paese, ci sono anche stuoli di praticoni che procedono ottusamente come rulli compressori e che, ogni giorno, contribuiscono a perpetuare le nostre patologie giuridiche. Le norme quotidianamente sfornate a livello nazionale e locale, formalmente varate da governi e rappresentanti eletti, sono sempre «cucinate» da burocrati e da consulenti giuridici. È raro che costoro si chiedano se tali norme siano congegnate in modo da essere efficienti, da consentire di raggiungere il risultato che ci si era proposti varandole, oppure se il reale scopo sia solo quello di «acchiappare i ladri», colpire quelli che le violano. Siamo pieni di norme acchiappa-ladri che, per come sono congegnate, rendono difficile perseguire con rapidità ed efficacia altri obiettivi socialmente utili. Sarebbe tempo di chiedersi se questa continua, affannosa, caccia al ladro serva a qualcosa. È un circolo vizioso: c’è chi sforna leggi acchiappa-ladri e c’è chi (procuratori e polizie ) si sforza di acchiapparli. Troppe volte si perde per strada lo scopo per cui la tale legge è stata ufficialmente varata, il risultato che, in teoria, si voleva raggiungere. Prima o poi bisognerà domandarsi se tante norme cervellotiche, oltre alla comprovata capacità di alimentare ritardi e inefficienze amministrative, e di rendere la vita difficile alle persone che non hanno intenzione di delinquere (i malintenzionati, per lo più, sanno aggirarle con relativa facilità) siano davvero servite a ridurre corruzione e altri comportamenti devianti. O se non abbiano contribuito ad alimentarli.

Per cortesia, vaccinateci tutti al più presto. Al momento, non c’è nulla che conti di più.