Type to search

Con la secca prolungata del Po scatta la mania del ‘turismo archeologico’

Share

AGI – La prolungata secca del Po quest’anno ha incentivato il ‘turismo archeologico’ lungo le sponde del fiume, con numeri che non si erano mai visti prima. A confermarlo all’AGI è Paolo Panni, eremita del Po nel tratto cremonese e parmense, in stretto contatto con l’Agenzia interregionale che si occupa del fiume (Aipo). “Quest’anno ho notato un aumento delle persone che venivano a cercare reperti, forse incentivati dal fatto che le TV hanno parlato di ritrovamenti più degli altri anni. La cosa che spero è che questi reperti vengano consegnati, perché è obbligatorio farlo, non si possono tenere”, sottolinea Panni.  Comunque, aggiunge, “si parla sempre di numeri ridotti, il turismo fluviale non muove grandi folle”.

Ogni volta che c’è una magra, dal Po “escono reperti archeologici di epoca medievale, romana e più recente, ma anche diversi fossili. Riemerge di tutto”. Quest’anno, poi, “c’è stata più secca degli altri anni. Da almeno 10-15 anni in questo periodo ci sono magre, anche se non forti come quest’anno. La cosa strana è che invece dovrebbe esserci la piena primaverile. Credo sia un segno evidente del cambiamento climatico”, spiega Panni. “A Cremona il fiume è sceso a livelli record, -8 sul livello idrometrico”. Ma anche se il Po è in secca “chi non è pratico del fiume, deve stare attento a entrare in acqua, perché ci sono correnti e tratti profondi 7-8 metri”, raccomanda Panni.

A permettere il ritrovamento di reperti non è solo la magra del fiume, “ma l’alternanza tra una piena, che smuove i sedimenti, e una secca che li fa riemergere”, spiega all’AGI Davide Persico, professore associato di Paleontologia all’Università di Parma. Quest’anno il fiume ha restituito un cingolato tedesco della seconda guerra mondiale e pezzi di muro del castello di Polesine Parmense. Ma anche fossili di animali vissuti nella pianura padana centinaia di migliaia di anni fa.

“Negli ultimi anni – sottolinea Persico – sono emersi fossili di bisonte, mammut, elephas antiquus (un elefante vissuto da 550.000 a 70.000 anni fa), rinoceronte di Merck (vissuto fino a 40 mila anni fa), leone delle caverne, un cranio ben conservato di megacero (un cervo gigante estintosi circa 10 mila anni fa) e per un ultimo una mandibola di lupo”. Il professore collabora con il museo Paleoantropologico del Po di San Daniele Po, in provincia di Cremona, dove questi fossili sono esposti. L’istituto ha messo in campo una iniziativa particolare: “I fossili vengono catalogati ed esposti con il nome dello scopritore“, sottolinea Persico. Un incentivo a consegnare i reperti, come si è obbligati a fare, e a non tenerseli per sé.

Source: agi


Tags:

You Might also Like